Campagna shock contro l’obesità infantile: è bufera in Usa
17 Febbraio 2012 - di Claudia Montanari
ROMA- E dire che lo scopo di Strong4life, movimento creato dal Children’s Healthcare di Atlanta, era solo benefico. E invece sembrano non averlo capito gli Stati Uniti che si sono completamente rivoltati all’iniziativa di Strong4life.
Per capire bene cosa sia successo, bisogna tornare ad agosto 2011 quando il movimento ha diffuso manifesti, spot e video con infelici bambini grassi goffamente alle prese con diete e sport e slogan allarmistici come: ‘Chubby non è carino se ha il diabete di tipo 2’.
Una drastica “terapia d’urto” che ha scatenato le critiche di esperti ed opinione pubblica, riprese dal Washington Post e dalla Bbc. Sulla campagna è intervenuto un funzionario del National Institutes of Health, Alan Guttmacher per il quale l’iniziativa ”comporta un forte rischio di stigma”.
Nella comunicazione sui comportamenti di consumo a rischio (obesità, alcol e fumo) è sottile il confine che separa una sana sollecitazione verso prassi corrette dalla stigmatizzazione di chi pratica il comportamento ‘incriminato’. Secondo Guttmacher, la campagna di Strong4life poteva comportare ”rischi per la salute psicologica” dei bambini.
L’idea di una iniziativa così di impatto contro l’obesità in Georgia è nata per contrastare un fenomeno che si sta diffondendo nello stato, il secondo (dietro il Mississipi) per numero di bambini obesi, dove il 75% dei genitori di figli obesi non riconosce il problema. Ma le proteste sono state più rumorose e dai social network è arrivato anche un altro allarme: esporre foto di bambini obesi, senza spiegare la complessità del problema, fa ricadere la ‘colpa’ sulla responsabilità personale e può far crescere gli atti di bullismo contro di loro.