Carni lavorate e demenza: con pancetta e salsicce +44 rischio
23 Marzo 2021 - di Silvia_Di_Pasquale
Mangiare carni lavorate come salsicce, pancetta e hamburger potrebbe aumentare il rischio di ammalarsi di demenza.
E’ quanto emerge da una ricerca della Leeds University, pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition e citata dal Daily Mail.
Consumare anche solo una fetta di pancetta al giorno potrebbe aumentare le possibilità di sviluppare la malattia fino a un 44%.
Per lo studio sono stati utilizzati i dati di 500.000 persone.
Tra questi la malattia è stata diagnosticata più agli uomini che alle donne.
La professoressa Janet Cade ha detto:
“Alcune persone avevano una probabilità da tre a sei volte maggiore di sviluppare demenza a causa di fattori genetici ben consolidati”.
La genetica non è però l’unica causa che predispone alla patologia.
“I risultati suggeriscono che i rischi derivanti dal consumo di carne lavorata erano gli stessi indipendentemente dal fatto che una persona fosse geneticamente predisposta a sviluppare la malattia”.
“Coloro che consumavano quantità maggiori di carne lavorata avevano maggiori probabilità di essere maschi, meno istruiti, fumatori, sovrappeso o obesi”
“Avevano un minore apporto di frutta e verdura e un maggiore apporto di energia, proteine e grassi, inclusi i grassi saturi”.
Cos’è la demenza.
La demenza è un deterioramento cognitivo legato all’età e generalmente irreversibile.
La complicanza più temuta, nelle forme molto gravi, è la difficoltà a deglutire, con il conseguente ingresso di cibo o liquidi nelle vie aeree che può provocare una polmonite da ingestione.
Malattia e lockdown.
Durante il lockdown oltre il 60% delle persone affette da demenza ha presentato un aumento dei disturbi del comportamento, mentre più del 65% dei familiari si è scoperto più vulnerabile e affetto da sintomi evidenti di stress (dati SINdem).
L’isolamento ha fatto esplodere un’altra emergenza: l’incremento di sintomi neuropsichiatrici nelle persone con demenza e le loro famiglie.
“Una prevalenza così alta di scompenso comportamentale ci ha fatto riflettere sulle conseguenze indirette di questa pandemia”, ha detto Annachiara Cagnin, professore associato della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedale/Università di Padova.