chemioterapia

Dieta mima digiuno e ‘bombe’ di vitamina C potenziano la chemioterapia

28 Maggio 2020 - di Claudia Montanari

Affamare e bombardare il tumore per fiaccare la sua resistenza alle terapie tradizionali e costringerlo alla resa. E’ quanto prevede la nuova strategia che combina la dieta mima-digiuno con mega dosi di vitamina C.

Dosi così potenti da non poter essere ottenute tramite alimenti o integratori ma solo con la somministrazione per via endovenosa sotto controllo medico.

I ricercatori hanno testato con successo questa teoria sul tumore del colon riprodotto in provetta e su modelli animali dai ricercatori dell’Ifom di Milano e dell’Università della Southern California, guidati da Valter Longo. I risultati sono pubblicati su Nature Communications.

Lo studio

I ricercatori hanno realizzato lo studio grazie al sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. Apre alla possibilità di rendere le terapie oncologiche tradizionali più efficaci e meno tossiche per il trattamento dei tumori più aggressivi e resistenti, come quelli caratterizzati da mutazioni a carico del gene Kras.

I ricercatori spiegano:

“Abbiamo scoperto che le cellule tumorali mutate nell’oncogene Kras si proteggono dallo stress ossidativo indotto dalla vitamina C attraverso l’aumento dell’espressione di un enzima, chiamato eme ossigenasi-1, che limita i livelli di ferro libero.

Con la dieta mima digiuno siamo riusciti a diminuire i livelli dell’eme ossigenasi-1 solo nelle cellule tumorali mutate in Kras. Abbiamo privato le cellule di questo meccanismo di difesa e le abbiamo rese molto più sensibili al trattamento”.

I risultati

Nei topi sottoposti a cicli di dieta mima digiuno e somministrazione di dosi farmacologiche di vitamina C, il cancro ha mostrato una crescita fortemente rallentata. In alcuni è addirittura regredito completamente.

L’effetto più importante lo abbiamo però avuto quando la dieta mima digiuno e la vitamina C sono state combinate con la chemioterapia.

Questo triplo trattamento si è mostrato in grado di prolungare la sopravvivenza degli animali di laboratorio rispetto alla sola somministrazione di chemioterapia.