Colesterolo alto, il tè cinese che lo riduce
5 Settembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale
Alti livelli di colesterolo possono non produrre sintomi diretti. Molte persone ignorano di soffrire di ipercolesterolemia. Come ricorda il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, tra i fattori di rischio ci sono una dieta sbagliata, sovrappeso e obesità, mancanza di attività fisica, ma anche la concomitanza di malattie metaboliche come il diabete. Così come il fumo può danneggiare i vasi sanguigni e accelerare il processo di indurimento delle arterie.
Il tè è noto per avere molti benefici per la salute. Come riportato dal sito indonesiano Jakarta Post, la mestra del tè indonesiano, Suwarni Widjaja, ha affermato che la varietà oolong fa bene al metabolismo, mentre il tè rosso e il pu-erh (tè fermentato prodotto nello Yunnan, Cina) potrebbero aiutare a ridurre il colesterolo. Tuttavia, nonostante tutti i benefici, Suwarni ha sottolineato che il tè non può essere usato per curare una malattia.
Una tazza di tè al giorno è alleata del cuore, soprattutto quando si va avanti con l’età. Il tè infatti, se assunto in maniera regolare, sembra rallentare la naturale diminuzione del colesterolo Hdl, quello cosiddetto ‘buono’, che si verifica con l’avanzare dell’età. Come conseguenza positiva si verifica una diminuzione dell’8% del rischio cardiovascolare. E’ quanto rivelato da uno studio guidato dalla Pennsylvania State University, pubblicato sul Journal of American Heart Association nel 2018.
Per arrivare a questa conclusione sono state monitorate 80.182 persone della comunità Kailuan di Tangshan, in Cina, per un periodo di sei anni (con dati però auto riferiti). È emerso tra l’altro che il tè verde mostrava un effetto leggermente più forte di quello nero, ma entrambi sono risultati ricchi di polifenoli e catechine, due composti antiossidanti riconosciuti per le loro proprietà antinfiammatorie.
Il legame tra un maggiore consumo di tè e diminuzioni inferori del colesterolo Hdl è apparso più pronunciato negli uomini e nelle persone over 60 che presentavano in genere fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiache come l’uso di tabacco, un più alto indice di massa corporea e bassi livelli di attività fisica.