Colesterolo e demenza, alimenti da limitare: lo studio
7 Agosto 2019 - di Silvia_Di_Pasquale
Il colesterolo alto potrebbe triplicare il rischio di demenza nelle persone che hanno più di 60 anni. E’ quello che emerge da uno studio dell’Università di Giacarta, in Indonesia. L’ipercolesterolemia potrebbe contribuire allo sviluppo delle placche nel cervello che causano l’Alzheimer, la forma più comune di demenza. Per questo gli studiosi sottolineano i pericoli del colesterolo alto, che proviene da alimenti con molti grassi saturi come latte e carne rossa.
Come si legge sul Daily Mail, i ricercatori hanno analizzato i casi di 106 over-60 per comprendere quale cause potessero essere alla base del loro rischio di demenza. Sono stati presi in esame anche i loro livello di istruzione, il diabete, le attività sociali, l’esercizio fisico, il fumo, il peso corporeo e l’eventuale depressione.
“Sulla base di questa ricerca, una storia di colesterolo alto è il fattore più influente per l’incidenza della demenza nella popolazione anziana”, fanno sapere gli autori, guidati dal dottor Junaiti Sahar. “Le persone anziane con una storia di elevato rapporto di colesterolo hanno un rischio di demenza 3,2 volte maggiore rispetto ai loro coetanei senza una storia di colesterolo alto”.
Il ricercatore sottolinea: “Le persone anziane potrebbero migliorare la loro qualità di vita riducendo l’assunzione di cibi ricchi di colesterolo, sottoponendosi a regolari screening del colesterolo e facendo esercizio fisico”. Nelle scorse settimane una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology, che ha coinvolto oltre 96 mila individui, ha evidenziato anche i pericoli di un LDL troppo basso, che sarebbe legato a maggior rischio di ictus (di tipo emorragico).
Quello LDL è considerato un nemico del cuore e più in generale della salute cardiovascolare: quando è troppo alto si lega a rischio infarto e ictus (ischemico, quando un vaso sanguigno nel cervello si blocca). Dallo studio emerge che al di sotto dei 70 milligrammi per decilitro di sangue può anche raddoppiare il rischio di ictus emorragico.