Colesterolo alto: 4 cucchiai di olio al giorno per combatterlo
10 Marzo 2019 - di Claudia Montanari
ROMA – Che la dieta mediterranea sia uno degli stili alimentari più efficaci per contrastare colesterolo cattivo alto e trigliceridi è cosa nota, merito soprattutto di un ingrediente: l’olio extravergine di oliva. Molti studi hanno dimostrato l’importanza dell’olio EVO nella lotta al colesterolo cattivo. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di ricerca medica dell’Hospital del Mar di Barcellona nel 2017, nello specifico, ha scoperto che quattro cucchiai di olio al giorno possono aiutare a prevenire la formazione di placche nelle arterie, stimolando il colesterolo buono o HDL.
Allo stesso tempo, però, i ricercatori avvertono che l’olio di oliva non è in grado di abbassare i livelli di colesterolo cattivo o LDL, ritenuto il principale colpevole nei casi di infarto e attacco cardiaco.
I ricercatori, spiega il Daily Mail, hanno seguito un gruppo di quasi 300 volontari con un’età media di 66 anni che avevano un rischio alto di patologie cardiache. I volontari sono stati suddivisi in gruppi in base alla dieta da seguire: quella mediterranea, con olio extravergine di oliva, quella mediterranea con aggiunta di noci, una dieta light e una con poche carni rosse, pochi cibi raffinati, latticini e dolci. Entrambe le diete mediterranee includevano, oltre a frutta, verdura e cereali integrali, anche pesce e pollame.
I volontari sono stati sottoposti ad esami del sangue all’inizio e alla fine dello studio, un anno dopo. E dai risultati è emerso che coloro che avevano seguito la dieta controllata, con un ristretto apporto calorico, avevano ridotto i livelli di colesterolo cattivo nel sangue, ma tutti coloro che avevano seguito le due diete mediterranee avevano aumentato i livelli di colesterolo buono. Il miglioramento, però, era di gran lunga più importante tra coloro che avevano seguito un’alimentazione ricca di olio di oliva.
Non solo colesterolo: l’olio extra vergine di oliva rappresenta un valido aiuto contro i picchi di glicemia dopo i pasti. Uno studio del 2016 condotto da Giovanni Annuzzi e Lutgarda Bozzetto del gruppo di Gabriele Riccardi, Società Italiana di Diabetologia (SID), e da Angela Rivellese dell’Università di Napoli ‘Federico II’, ha dimostrato che aggiungere olio d’oliva agli alimenti riduce l’indice glicemico dei pasti, ovvero le impennate della glicemia, e può contribuire in questo modo a proteggere i pazienti dalle complicanze cardiovascolari e microvascolari del diabete.
Le escursioni che fa la glicemia dopo un pasto, possono diventare vere e proprie impennate, se si consumano cibi a cosiddetto ‘indice glicemico’ elevato (si intende l’entità dell’aumento della glicemia dopo l’assunzione di alimenti a base di carboidrati, rispetto a un valore di riferimento rappresentato dall’assunzione di glucosio puro). Le attuali linee guida per il trattamento del diabete di tipo 1 raccomandano di calcolare le unità di insulina da somministrare ai pasti principali, basandosi sul contenuto di carboidrati degli alimenti che verranno consumati. Questo sistema, però, nonostante l’impegno profuso dai pazienti, non sempre si rivela efficace nel controllare in maniera ottimale la glicemia.