Pressione alta e colesterolo cattivo: contrastali con il tarassaco
26 Febbraio 2019 - di Claudia Montanari
ROMA – Pressione alta e colesterolo cattivo alto sono spesso correlati. Quando abbiamo il colesterolo alto, infatti, si può formare un accumulo di grassi nelle arterie che, riducendo il lume vascolare, causa l’aumento della pressione del sangue. Come si può agire su questi due fattori di rischio? Oltre a seguire la cura prescritta dal proprio medico, una alimentazione mirata risulta la nostra migliore alleata per vivere in salute. A tal proposito, il tarassaco è un ottimo rimedio naturale per depurare il fegato e migliorare la pressione sanguigna agendo come diuretico grazie ai suoi elementi amari, come l’inulina e la tarassicina.
Il tarassaco è ottimo per depurare il fegato in quanto ha la capacità di rendere più semplice il tragitto della bile che va dal fegato fino all’intestino. Ma una delle qualità più interessanti di questa pianta è che riesce a tenere sotto controllo la pressione arteriosa grazie al potere diuretico e la buona presenza di potassio. Il tarassaco aumenta la diuresi sia in quantità che in frequenza e questo risulta un toccasana per regolare la pressione.
Non solo: la fibra presente nel tarassaco è anche utile nel ridurre il colesterolo cattivo e, di conseguenza, la pressione sanguigna. Per ultimo, ma non meno importante, il succo che si ottiene dalle piante può tornare utile per tutti coloro che soffrono di diabete, visto che è in grado di trasmettere un adeguato stimolo nella produzione nel pancreas di insulina, consentendo di conservare in equilibrio i valori di zuccheri all’interno del sangue.
A questo punto è facile comprendere che inserire il tarassaco nella nostra alimentazione settimanale risulta un’ottima scelta. Lo si può assumere sotto forma di decotti o tisane oppure, quando lo scopo è curativo si può ricorrere, solo su indicazione del proprio medico, a forme farmaceutiche che consentono di determinare esattamente quante molecole farmacologicamente attive si stanno assumendo. Le più comuni forme d’assunzione sono infatti le compresse e il decotto (un cucchiaino di radice per ogni tazza d’acqua).