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Vaccino contro il colesterolo, come funziona e a chi è adatto

17 Gennaio 2020 - di Claudia Montanari

ROMA – Un “vaccino” contro il colesterolo, come funziona e a chi può essere adatto: il governo britannico darà il via nel 2020 ad una grande sperimentazione di un nuovo farmaco contro il colesterolo che dai primi test sembra essere in grado di dimezzare il valore di quello ‘cattivo’ anche nelle persone su cui non funzionano le statine con appena due iniezioni l’anno, motivo per cui viene definito impropriamente ‘vaccino’.

Come funziona: le prime 40mila persone, spiega la Bbc, verranno trattate quest’anno grazie ad un accordo firmato tra il National Health System (Nhs) e l’azienda Novartis. La terapia funziona con due iniezioni all’anno, e secondo i primi test ottiene i risultati voluti in poche settimane. La molecola, l’inclisiran, è un inibitore di un gene chiamatoPCSK9, obiettivo anche di altri farmaci messi a punto da diverse aziende, e permette al fegato di assorbire più colesterolo ‘cattivo’.

Alla prima fase del test, che sarà limitata all’Inghilterra, parteciperanno soggetti che non hanno avuto un evento cardiovascolare grave ma sono considerati ad alto rischio, ma se l’esito sarà giudicato positivo l’utilizzo verrà esteso, comprendendo almeno 300mila persone. “Questa collaborazione – ha sottolineato il ministro della Salute britannico Matt Hancock, ha il potenziale per salvare 30mila vite nei prossimi dieci anni, ed è la prova che la Gran Bretagna continua ad essere la destinazione principale al mondo per l’assistenza più all’avanguardia”. 

A chi può essere indirizzata questa terapia: secondo le indicazioni, questo tipo di farmaco potrebbe essere adatto a soggetti con un profilo di rischio molto alto ma che non hanno ancora avuto episodi di ictus o infarto. C’è da sottolineare che secondo le nuove linee guida messe a punto dalla Società Europea di Cardiologia, è importante raggiungere valori di LDL inferiori a 55 milligrammi per decilitro e almeno dimezzare il colesterolo LDL. Inoltre, il farmaco si potrebbe rivelare utile nei casi di ipercolesterolemia su base genetica, in cui i valori del grasso nel sangue trasportato con le LDL si innalzano di moltissimo, soprattutto nella forma omozigote (in cui entrambi i geni che regolano questa funzione risultano alterati).