Svegliarsi un’ora prima potrebbe ridurre il rischio di depressione del 23%.
E’ quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry.
Il problema è diventato molto comune durante la pandemia da Covid-19, non solo per chi l’ha sperimentato a causa dei disagi da lockdown.
Circa un terzo dei malati ricoverati per forme gravi di Covid ha sofferto di disturbi come depressione, ansia, insonnia e sindrome da stress post-traumatico a tre mesi dalle dimissioni.
In generale la depressione colpisce in Italia circa 3,5 milioni di persone, ma solo una su due riceve un trattamento corretto e tempestivo (Dati 2019).
Per le neo mamme una durata del sonno insufficiente (meno di sette ore a note) si associa a maggiori segni di invecchiamento sul Dna, quindi a un invecchiamento biologico accelerato.
Questo testimonia quanto il problema sia diffuso e troppo spesso trascurato, sebbene sempre più celebrities stiano ultimamente parlando di problemi di salute mentale come il principe Harry.
Lo studio su 840.000 persone, condotto dai ricercatori dell’Università del Colorado Boulder e del Broad Institute of MIT e Harvard, si è occupato proprio del rapporto tra sonno e depressione.
Se qualcuno che normalmente va a letto all’una si addormenta a mezzanotte e dorme la stessa durata, potrebbe ridurre il rischio del 23%; Se va a letto alle 23:00, potrebbero ridurlo di circa il 40%.
L’autore senior, Celine Vetter, ha spiegato:
“Sappiamo da tempo che esiste una relazione tra i tempi del sonno e l’umore, ma una domanda che sentiamo spesso dai medici è: quanto tempo prima dobbiamo cambiare le abitudini delle persone per vedere un beneficio?”.
“Abbiamo scoperto che anche svegliarsi un’ora prima è associata a un rischio significativamente inferiore di depressione“.
Precedenti studi osservazionali hanno dimostrato che i nottambuli hanno il doppio delle probabilità di soffrire di depressione rispetto ai mattinieri, indipendentemente da quanto tempo dormono. (Fonte Medical X Press).
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