Diabete, celiachia: arrivano i biscotti di farina di fagioli
8 Luglio 2016 - di Mari
ROMA – Per chi soffre di diabete o di celiachia arrivano i biscotti…ai fagioli. Ricchi di fibre e con un indice glicemico inferiore a quelli a base di farina di frumento, potrebbero essere la soluzione per chi ha voglia di biscotti ma non può mangiarli.
A dimostrarlo uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori guidato da Francesca Sparvoli dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibba-Cnr) pubblicato sulla rivista Frontiers in Plant Science.
I ricercatori hanno dimostrato come i prodotti da forno a base di farina di fagioli, rispetto a quelli con farina di mais e/o frumento, abbiano un migliore bilanciamento aminoacidico, un maggior contenuto di fibre, un minore indice glicemico e contenuto di amido, dimostrandosi quindi adatti a persone celiache o intolleranti al glutine e diabetiche.
Come ha sottolineato Sparvoli,
”I legumi sono alimenti di origine vegetale con ottime proprietà nutritive. Le caratteristiche delle loro proteine sono complementari a quelle dei cereali e sono spesso usate nei prodotti privi di glutine. I semi, però, contengono elementi, come l’acido fitico, lectine e inibitori di enzimi, che interferiscono con l’assorbimento dei nutrienti compromettendo il loro valore nutrizionale. I biscotti contenenti farina di fagiolo ‘sono migliori da un punto di vista nutrizionale rispetto a quelli con la solo farina di mais e/o frumento”.
Nel laboratorio di analisi sensoriale dell’Università degli Studi di Milano sono inoltre stati portati avanti dei test sulla gradevolezza di questi nuovi prodotti da forno. I biscotti che contengono fino al 50% di farina di fagiolo su quelle totali risultano gradevoli in modo comparabile a quelli di controllo e si dimostrano adatti a persone celiache o intolleranti al glutine in quanto gluten-free, ossia fatti senza farina di frumento.
Per il momento i biscotti ”non sono ancora disponibili sul mercato, ma ci auguriamo che si possa presto arrivare a una produzione a livello industriale”, conclude Sparvoli.