Diabete, 3 consigli dietetici che riducono il rischio
5 Agosto 2020 - di Silvia_Di_Pasquale
Il diabete è una malattia cronica in cui c’è aumento nel sangue dei livelli di glucosio per un deficit della quantità e spesso nell’efficacia biologica dell’insulina.
Tranne che per poche varietà rare non è una patologia ereditaria, ma esiste tuttavia una predisposizione familiare.
Diabete tipo 1 e diabete tipo 2 rappresentano le varietà più note e più frequenti.
Sono due malattie completamente diverse dal punto di vista eziologico e patogenetico.
L’importanza dell’alimentazione per prevenire il diabete.
L’obesità è uno dei principali fattori di rischio di diabete tipo 2 perché chi è in sovrappeso ha un rischio 10 volte più alto di ammalarsi.
Anche chi mangia molti cibi ricchi di zuccheri semplici e di grassi animali ha un rischio maggiore.
Al contrario, chi si nutre di cibi ricchi di fibre ha un rischio minore.
3 scelte dietetiche che possono fare la differenza.
Come si legge sul sito Diabetes.co.Uk, una dieta ricca di frutta, verdura e cereali integrali potrebbe ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 fino al 50%.
La professoressa Nita Forouhi dell’Università di Cambridge ha spiegato al Daily Telegraph i risultati di uno studio cui ha preso parte:
“Sebbene i benefici del consumo di frutta e verdura siano stati promossi per decenni (…) in passato si sono registrate incertezze sul loro ruolo nella prevenzione del tipo 2 diabete”.
“Il nostro studio, utilizzando marcatori di sangue oggettivi dell’assunzione di frutta e verdura, mostra che anche un piccolo aumento della quantità di frutta/verdura nella dieta può aiutare a ridurre il rischio di diabete di tipo 2”.
Un secondo studio americano si è concentrato sull’assunzione di cereali integrali e il rischio di diabete di tipo 2.
Dalla ricerca è emerso che consumare questi cereali riduce del 29% il rischio di ammalarsi rispetto a coloro che ne hanno mangiato pochi.
Il team di ricerca della Harvard School of Public Health ha sottolineato che il legame è “più forte negli individui magri rispetto a quelli in sovrappeso o obesi”.