Diabete, gli orari in cui mangiare per contrastare la glicemia
2 Maggio 2019 - di Claudia Montanari
ROMA – Quando si ha il diabete o quando si è soggetti a rischio, tenere sotto controllo l’alimentazione è importante. Un nuovo studio ha ora dimostrato che potrebbe essere importante non solo cosa si mangia ma anche quando, suggerendo che chi è a rischio di diabete di tipo 2 potrebbe trarre beneficio dal consumare tutti i pasti del giorno entro un periodo limitato di 9 ore. In questo modo, spiega la ricerca, potrebbe essere possibile mantenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue anche senza modificare troppo le abitudini alimentari.
Molti fattori contribuiscono al rischio di una persona di sviluppare il diabete di tipo 2, e alcuni di questi, in particolare lo stile di vita e la dieta, sono completamente modificabili. Finora, studi e ricerche si sono concentrati principalmente sull’impatto delle scelte alimentari. Numerosi studi hanno suggerito che adottare una dieta salutare può aiutare a tenere sotto controllo il peso ed evitare l’intolleranza al glucosio, una caratteristica del diabete che è definita dall’incapacità del corpo di trattare il glucosio nel sangue (zucchero). Tuttavia, più recentemente, alcune ricerche hanno dimostrato che per tenere a bada il diabete, è importante controllare non solo cosa e quanto si mangia, ma anche quando.
Studi condotti su topi hanno dimostrato che mangiare entro un tempo limitato può migliorare i livelli di glucosio nel sangue, anche quando ai topi è stata somministrata una dieta ad alto contenuto di grassi. L’esperimento ha previsto il consumo di tutti i pasti del giorno in un periodo di tempo limitato, ad esempio tra le 9:00 e le 18:00 tutti i giorni.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Adelaide, in Australia, e del Salk Institute for Biological Studies, a La Jolla, in California, ha provato a replicare queste scoperte di studi sugli animali negli esseri umani. Così, la professoressa Leonie Heilbronn, ricercatrice presso il dipartimento di medicina dell’università, insieme ad altri ricercatori, hanno recentemente condotto uno studio di 1 settimana che ha coinvolto 15 uomini a rischio di diabete di tipo 2. I partecipanti, che avevano un’età compresa tra i 30 e i 70 anni e ciascuno con una circonferenza vita di almeno 102 centimetri, hanno limitato l’assunzione di cibo a un periodo di 9 ore al giorno. I partecipanti hanno iniziato a mangiare a orario limitato, dalle 8:00 alle 17:00 o più tardi, da mezzogiorno alle 21:00 . Durante l’esperimento, ha spiegato la ricercatrice, i partecipanti “hanno seguito la loro dieta normale”. “Infatti”, osserva Heilbronn, “abbiamo detto loro di continuare a mangiare tutti gli alimenti che mangiano abitualmente”, senza altre restrizioni.
I ricercatori hanno misurato i livelli di glicemia dei partecipanti ogni giorno per l’intera settimana dello studio. Le loro scoperte – che ora compaiono nella rivista Obesity – hanno indicato che entrambi i modelli di consumo di cibo limitato nel tempo hanno contribuito a migliorare il controllo del glucosio dei partecipanti.
“I nostri risultati suggeriscono che gestendo il quando si mangia piuttosto che il cosa, è possibile migliorare il controllo del glucosio”, dice Heilbronn, anche se ammette che lei e i suoi colleghi “hanno visto una piccola quantità di perdita di peso in questo studio, che potrebbe aver contribuito al risultati”.
Un partecipante allo studio ha raccontato di aver trovato utile l’esperimento: “Il regime alimentare limitato era inizialmente difficile da seguire ma presto è diventato gestibile. Ho mangiato solo fino alle 19:30, perché ho trovato che questo ha funzionato bene con il mio stile di vita”.
Uno dei punti di forza della dieta sembra essere soprattutto il fatto che non si debba cambiare esageratamente il proprio stile alimentare. Heilbronn sostiene che i benefici avvengono grazie al fatto che un simile programma dietetico consente al corpo di elaborare l’assunzione di nutrienti nei momenti in cui è più attivo.
Tuttavia, la ricercatrice avverte anche che “se è vero che questi primi risultati mostrano alcune promesse per il controllo della glicemia, è necessario uno studio più ampio e di una durata più lunga per indagare completamente sull’efficacia di questo schema di consumo limitato nel tempo”.