Diabete, la pianta aromatica per tenere a bada la glicemia
27 Settembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale
Circa il 95% dei casi di diabete noto e virtualmente tutti i casi di diabete ignoto sono inquadrabili come diabete tipo 2. L’eccesso di peso è uno dei principali fattori di rischio della malattia. Gli obesi hanno un rischio di diabete 10 volte più alto delle persone di peso normale. Chi mangia molto e predilige cibi ricchi di zuccheri semplici e di grassi animali ha un rischio maggiore, mentre chi consuma cibi ricchi di fibre (cereali integrali, legumi, vegetali) ha un rischio minore.
C’è un alimento che può essere utile per controllare la glicemia. Si tratta del coriandolo. Molto usato nella cucina asiatica – specialmente nei piatti tipici della cucina indiana e tailandese, come curry e masala – e dal Nord Africa, è anche un ingrediente essenziale del guacamole. Come si legge sul sito Womenshealthmag, è consigliabile includere il coriandolo nella dieta delle persone con diabete di tipo 2.
Questa pianta amata e odiata da molti è ricca di antiossidanti. Aiuta a controllare i livelli di colesterolo nel sangue. È nell’elenco degli alimenti anti-infiammatori a causa della sua grande capacità diuretica. Facilita la digestione e ciò contribuisce alla buona salute dell’intestino. Il coriandolo ha proprietà tonificanti, quindi non è raro trovarlo come ingrediente principale in cosmetici come creme per il viso e per il corpo.
Le erbe possono avere numerosi benefici per la salute. Per le difese immunitarie (curcuma, cumino, cumino nero, chiodi di garofano, pimento, scorza di agrumi, anice stellato), disintossicanti ( cannella, rosmarino, origano, alloro, ibisco), energetiche (pepe nero, coriandolo, cacao, noce moscata, tamarindo), riscaldanti (peperoncino, zenzero, semi di senape, rafano, wasabi), rigeneranti (aglio, cardamomo, melagrana, fieno greco, timo)e rilassanti (salvia, basilico, zafferano, menta, citronella).
E sempre consigliabile acquistare prodotti di alta qualità che rispettino le norme igieniche. Non è possibile affermare che rappresentano una cura contro le malattie, al massimo possono essere di aiuto se integrate nella dieta. Ma l’ultima parola spetta sempre al medico o al nutrizionista.