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Diabete in gravidanza, sviluppato algoritmo che lo prevede

28 Gennaio 2020 - di Claudia Montanari

ROMA – Il diabete gestazione è un disordine metabolico che indica un aumento dei livelli di zucchero nel sangue, e quindi della glicemia, a digiuno o dopo i pasti e che si osserva per la prima volta in gravidanza, nella maggioranza dei casi nel secondo trimestre. Per la madre, comporta un aumento del rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari nel corso della vita; ma anche parto anticipato, taglio cesareo e maggiori complicanze per il piccolo. 

Ora però ci sono buone notizie: è stato sviluppato un algoritmo che predice il rischio per una gestante (o addirittura per una donna ancor prima dell’inizio della gravidanza) di ammalarsi di diabete gestazionale, una complicanza che riguarda dal 3 al 9% di tutte le gravidanze e può comportare rischi per la madre (che può ammalarsi anche negli anni a venire ed acquisire un rischio cardiovascolare) e neonato (che può nascere sovrappeso e essere a rischio di obesità e diabete). È il risultato di un lavoro condotto presso il Weizmann Institute of Science, e riportato sulla rivista Nature Medicine.

Gli esperti hanno inizialmente analizzato dati relativi a 450 mila gravidanze ed estratto – a partire da un set di 2000 misure di riferimento – nove parametri indicativi del rischio di diabete gestazionale (data di nascita; peso e altezza; familiarità per la malattia; hai avuto una diagnosi di colesterolo alto, sindrome dell’ovaio policistico, pre-diabete, ipertensione, hai avuto un aborto spontaneo, diabete in una precedente gravidanza?).

Gli scienziati hanno verificato l’attendibilità dell’algoritmo valutandolo su altre 140 mila gravidanze per testarne la capacità di predire il rischio di diabete gestazionale delle donne. Lo studio suggerisce che, anche solo ponendo alla donna le nove domande relativi ai parametri che compongono l’algoritmo, i clinici possono predire il rischio di soffrire di diabete gestazionale. Secondo gli esperti il test può essere somministrato ancora prima del concepimento per distinguere le donne ad alto rischio di sviluppare la malattia durante la gravidanza. Queste, in un’eventuale gravidanza, potrebbero essere seguite con percorsi mirati di attività fisica e alimentazione per ridurre il rischio. “Il nostro obiettivo ultimo è stato quello di aiutare il Sistema sanitario a prendere misure per prevenire la malattia in gravidanza” – ha dichiarato il coordinatore del lavoro Eran Segal.

“Il Diabete di tipo 2 sta aumentando in modo esponenziale a livello globale – sottolinea in un commento all’ANSA Elisabetta Torlone, dell’Azienda Ospedaliera di Perugia Santa Maria della Misericordia, responsabile del gruppo di studio su diabete e gravidanza della Società Italiana di Diabetologia (SID) – e la prevalenza di diabete gestazionale (GDM) si associa in modo diretto con il diabete tipo 2. Infatti le donne che presentato GDM sono a maggior rischio di sviluppare questa malattia negli anni successivi alla gravidanza e, nello stesso tempo, se la condizione di iperglicemia in gravidanza non viene adeguatamente corretta, i rischi metabolici per il nascituro sono molto elevati e si tradurranno già nell’adolescenza in obesità, diabete e patologie metaboliche”, sottolinea l’esperta. “È chiaro quindi che la diagnosi ed il trattamento precoce del GDM rappresentano un importante obiettivo per le implicazioni di salute pubblica”, continua. Il modello proposto dai ricercatori israeliani è interessante, pur con dei limiti metodologici. “Il lavoro esprime comunque il grande interesse medico e sociale che rappresenta il diabete in gravidanza – conclude Torlone – apre nuove prospettive e potrà essere uno spunto per trovare dei modelli innovativi e di facile applicazione anche per la prevenzione primaria del diabete di tipo 2”.