Diabete in gravidanza, pericoli e dieta corretta per contrastarlo
23 Ottobre 2019 - di Claudia Montanari
ROMA – Il diabete gestazione è un disordine metabolico che indica un aumento dei livelli di zucchero nel sangue, e quindi della glicemia, a digiuno o dopo i pasti e che si osserva per la prima volta in gravidanza, nella maggioranza dei casi nel secondo trimestre. Per la madre, comporta un aumento del rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari nel corso della vita; ma anche parto anticipato, taglio cesareo e maggiori complicanze per il piccolo. Ma una nuova ricerca suggerisce che il diabete o l’insulino-resistenza in gravidanza possono alterare la capacità di apprendimento e memoria dei nascituri, nonché delle generazioni future.
Lo suggerisce un lavoro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS, pubblicato sulla rivista Nature Communications. È possibile, comunque, “revertire” i danni al cervello mediante l’esercizio fisico e mentale. Lo studio è stato diretto da Claudio Grassi dell’UCSC e finanziato dal Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca e dal Ministero della Salute.
Lavorando su topoline gravide con diabete gestazionale i ricercatori hanno osservato che i cuccioli avevano ridotte capacità di apprendimento e memoria, come pure ‘nipoti’ e ‘pronipoti’, insomma il diabete in gravidanza incide sulle capacità mentali di tre generazioni. Gli esperti hanno anche scoperto che il diabete in gravidanza lascia il segno sul DNA dei nati, alterando il funzionamento di alcuni geni. Questa alterazione provoca la carenza nel cervello dei cuccioli di un fattore essenziale per sviluppo e funzionamento del cervello stesso, il fattore di crescita BDNF. Infatti, ripristinando concentrazioni adeguate di BDNF nel loro cervello, i topolini hanno recuperato le funzioni mentali deficitarie. Inoltre, la condizione dei cuccioli può essere cancellata, spiega Grassi, se gli animali fanno esercizio fisico e mentale, e mangiano bene: ciò previene pure la trasmissione dei deficit di apprendimento e memoria alle generazioni successive.
“Riteniamo che i risultati delle nostre ricerche abbiano rilevanti implicazioni cliniche – rilevano Grassi e il primo autore del lavoro Salvatore Fusco, che hanno presentato lo studio in anteprima al congresso della Society for Neuroscience a Chicago. Potrebbero aiutare nella diagnosi e cura dei disturbi cognitivi. La ricerca evidenzia, infine, la necessità di prestare la massima attenzione al diabete in gravidanza, per i potenziali danni che questa condizione può generare a carico delle capacità di apprendimento e memoria della prole”.
A tal proposito, risulta indispensabile seguire una dieta corretta. La fondazione Veronesi presenta alcuni utili consigli per la corretta dieta in gravidanza, alcune dritte per controllare nausee e attacchi di fame e fornire al bimbo in grembo il giusto apporto nutrizionale. L’alimentazione, dopotutto, è molto importante per quanto riguarda la salute della mamma e del nascituro, per questo motivo bisognerebbe tenere in considerazione alcuni fattori. Gli esperti sono d’accordo nel sostenere che, l’ideale, sarebbe che la gestante si trovi nel suo peso ideale all’inizio della gravidanza e che poi l’aumento di peso sia graduale fino a raggiungere al momento del parto il massimo di 8-10 kg circa. La cosa fondamentale dunque è quella di mantenere una dieta il più sana e varia possibile:
“Le proteine devono essere prevalentemente d’alto valore biologico, in altre parole provenire dalle carni, pesce, uova e formaggi. Le proteine vegetali (contenute in pasta, pane, legumi) non sono sufficienti, infatti, a coprire il fabbisogno d’amminoacidi “essenziali”. Il periodo iniziale è quello più difficile della gravidanza, caratterizzato spesso da nausee, inappetenza, intolleranza, in particolare per la carne. Nei casi di maggiore intolleranza è opportuno sostituire all’alimento sgradito altri di pari valore nutritivo. Per esempio, se è la carne a non essere tollerata, si possono inserire il pesce, le uova, i formaggi, le associazioni di cereali e legumi. Nel primo trimestre di gravidanza è necessario provvedere ad una integrazione di acido folico (generalmente 400 µgr/die) per ridurre il rischio di spina bifida nel feto”.
Per quanto riguarda gli attacchi di fame, fenomeno molto diffuso in gravidanza e che può portare ad uno sconsiderato aumento di peso, fondazione Veronesi consiglia di
“controllare la quantità di glucidi introdotta quotidianamente, ricordando che la fame esagerata è spesso dovuta a fattori psicologici, più che ad un reale bisogno di cibo.”
La situazione cambia dal secondo trimestre, il fabbisogno proteico aumenta visto che le proteine risultano fondamentali per la formazione del feto, così come il calcio e il fosforo, necessari per la formazione dello scheletro. Per questo motivo, sarebbe bene aumentare la quantità di latte, latticini e uova. Anche il ferro è molto importante per la formazione dei globuli rossi del sangue, ed è contenuto soprattutto nel fegato di animali, nei legumi e nel tuorlo d’uovo e nella frutta secca. Anche il fabbisogno di vitamine aumenta:
“Specie la A e la D in stretto rapporto all’aumentato fabbisogno di calcio e fosforo. La necessità di vitamine del gruppo B aumenta invece in relazione all’aumento dell’apporto calorico glucidico. Per quanto riguarda la forma di somministrazione delle vitamine, è preferibile assumerle per via normale, cioè tramite alimenti, anziché sotto forma di preparazioni farmaceutiche. Le vitamine abbondano nella frutta e nella verdura cruda, nonché nei cereali integrali e nei prodotti comunque non raffinati”.
Attenzione ai glucidi: risultano essere tra i più graditi dalla gestante ma sono i maggiori responsabili di un aumento di peso eccessivo. Preferire gli amidi (pane, pasta, patate, cereali, legumi) rispetto agli zuccheri semplici (zucchero, dolci).
Infine, un ultimo consiglio per quanto riguarda alcol e caffè: il primo andrebbe assolutamente evitato mentre il caffè può essere bevuto con molta moderazione.