Diabete e dieta: si può guarire perdendo peso
3 Ottobre 2019 - di Claudia Montanari
ROMA – Quando si ha il diabete, alimentazione e attività fisica sono i nostri migliori alleati. Ora, un nuovo studio suggerisce che si può guarire dal diabete di tipo 2 dimagrendo un poco, più precisamente perdendo circa il 10% del proprio peso iniziale entro pochi anni dalla diagnosi della malattia. A rivelarlo è una ricerca condotta in Gran Bretagna presso la University of Cambridge e pubblicato sulla rivista Diabetic Medicine.
In passato diversi studi hanno associato una perdita di peso importante (ad esempio a seguito della chirurgia anti-obesità o di una dieta fortemente ipocalorica) alla remissione del diabete, ovvero alla scomparsa dei sintomi e della necessità di prendere farmaci per il controllo glicemico. Ma questo studio mostra che la guarigione è possibile anche con un intervento sul peso non esagerato, potenzialmente attuabile da molti pazienti.
Gli esperti hanno seguito 867 persone di 40-69 anni con diabete e osservato che a 5 anni dalla diagnosi per 257 di loro la malattia è andata in remissione. E’ emerso che tra questi figurano coloro che sono dimagriti un poco negli anni successivi alla diagnosi di diabete. I ricercatori, coordinati da Simon Griffin, hanno calcolato che coloro che perdono il 10% del proprio peso entro 5 anni dalla diagnosi di diabete hanno chance doppie di guarire dalla malattia. “Questo risultato rafforza l’importanza di controllare il peso – sostiene Griffin – attraverso cambiamenti nella dieta e nell’attività fisica. Il diabete di tipo 2 si associa a importanti complicanze – conclude – ma il nostro studio mostra che la malattia si può controllare e da essa si può addirittura guarire”.
Continuano a essere pubblicati dati scientifici sulla possibile remissione della condizione di diabete, rileva Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), che almeno nella prima fase non sembra affatto irreversibile, a patto che si intervenga sul proprio stile di vita. “La particolarità di questo studio – afferma Purrello, che è anche Direttore del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Catania – è che dimostra come non siano assolutamente necessari interventi drastici. Meglio modifiche meno rigide, ma che si riescono a mantenere più facilmente nel tempo. E questo riguarda sia le modifiche alla dieta, sia quelle atte a ridurre la sedentarietà. Questi dati sono particolarmente incoraggianti per i pazienti neo-diagnosticati, che finora si ritenevano irrimediabilmente “condannati” a convivere con il diabete e le sue complicanze per tutta la vita. Invece no – conclude Purrello. Se si agisce subito, ci sono buone possibilità di invertire questa rotta”.