Diabete, la spezia che potrebbe aiutare contro la malattia

Diabete, la spezia che potrebbe aiutare contro la malattia

28 Ottobre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

La cannella potrebbe essere utile nella lotta contro il diabete, ma solo se viene dallo Sri Lanka. Una spolverata di questa spezia potrebbe aiutare a scongiurare la malattia cronica che in Italia, secondo i dati Istat (2018), colpisce oltre 3 milioni di persone. Il 5,3% dell’intera popolazione. Gli scienziati del Rowett Institute dell’Università di Aberdeen hanno confrontato le quattro varietà più ampiamente disponibili della spezia e ne è emerso che la varietà singalese è la più efficace delle altre.

Sebbene la cannella sia ampiamente coltivata in tutta l’Asia, con Cina, Vietnam e Indonesia che riforniscono la maggior parte del mondo, i ricercatori hanno scoperto che la più rara di tutti, la cannella di Ceylon, risulta la più potente nel ridurre i livelli di zucchero nel sangue. Questo non signica che sia curativa da sola.

Come si legge su The Sunday Post, il dottor Viren Ranawana, nutrizionista che ha guidato lo studio, ha dichiarato: “Si tratta solo di prevenzione. Come possiamo impedire alle persone di ammalarsi? Si spera che abbiano una dieta ricca di questi prodotti naturali che sono ricchi di sostanze nutritive (…)”.

Ha aggiunto: “Nelle medicine tradizionali, come in Cina e in India, la cannella è spesso raccomandata come trattamento per tutto il corpo, ma l’unico aspetto che non è stato studiato sono le differenze varietali. Abbiamo pensato che sarebbe stato interessante prendere le quattro varietà principali di cannella, usate in cucina in tutto il mondo e confrontare le loro proprietà diabetiche”.

Il dott. David Cavan, ex direttore delle politiche e dei programmi dell’International Diabetes Federation, ha dichiarato: “Ciò aggiunge peso all’idea che la cannella possa essere efficace nel contribuire a ridurre i livelli di glucosio. L’aggiunta di cannella ai cibi ricchi di amido potrebbe essere utile nel ridurre l’effetto sui livelli di glucosio nel sangue nelle persone con diabete di tipo 1 o di tipo 2”.

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