Diabete, sport a stomaco vuoto: studio rivela che…
22 Ottobre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale
Fare sport a stomaco vuoto prima di colazione potrebbe aiutare a combattere il diabete di tipo 2 perché “rende il corpo più efficiente nell’uso dell’insulina”. E’ quanto emerge da uno studio dell’università di Bath e Birmingham, che ha coinvolto 30 uomini classificati come obesi o in sovrappeso, divisi in due gruppi di intervento. L’esercizio a digiuno aiuta le persone a controllare di più i livelli di zucchero nel sangue rispetto all’allenamento dopo il pasto. Tenere sotto controllo l’insulina ha il potenziale per combattere il diabete di tipo 2 e altre condizioni metaboliche.
Il dottor Javier Gonzalez, dell’Università di Bath, ha dichiarato al MailOnline: “Se sei più sensibile all’insulina, ci sono meno probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2. Quando la sensibilità all’insulina inizia a deteriorarsi, questa è la prima via per il diabete di tipo 2. Il gruppo che si è esercitato prima di colazione ha aumentato la propria capacità di rispondere all’insulina, il che è ancora più straordinario dato che entrambi i gruppi di esercizio hanno perso una quantità simile di peso ed entrambi hanno acquisito una forma fisica simile”.
“L’unica differenza è stata la tempistica dell’assunzione di cibo“. Gonzalez specifica: “I nostri risultati suggeriscono che cambiare i tempi del mangiare in relazione a quando ci si allena può portare a cambiamenti profondi e positivi per la tua salute generale”.
Mentre il dottor Gareth Wallis, dell’Università di Birmingham, ha dichiarato: “Questo lavoro suggerisce che l’esercizio fisico nello stato dopo il digiuno notturno può aumentare i benefici per la salute dell’esercizio fisico negli individui, senza cambiare l’intensità, la durata o la percezione del loro sforzo”.
Uno stile di vita sano è fondamentale per contrastare la malattia. Si può guarire dal diabete di tipo 2 dimagrendo un poco, più precisamente perdendo circa il 10% del proprio peso iniziale entro pochi anni dalla diagnosi della malattia, come svelato da uno studio pubblicato sulla rivista Diabetic Medicine.