Salute

Dieta: app e tecnologia servono per dimagrire? I risultati di una ricerca

ROMA – Dieta: app e tecnologia servono per dimagrire? I risultati di una ricerca. Un recente studio clinico randomizzato ha cercato di comprendere se i nuovi strumenti tecnologici dedicati al fitness, dal contapassi alle App fino allo smartwatch, i misuratori tecnologici indossabili o fitness tracker, possano essere efficaci al fine del dimagrimento.

Prima di presentarvi la ricerca devo anticiparvi il risultato che conferma la mia esperienza clinica: se la testa non è pronta nessuna dieta e tantomeno nessuno strumento tecnologico, per quanto sofisticato, possono essere di aiuto. Per mantenere un peso ideale ci vuole costanza, conoscenza dei principi alimentari di base e più che altro comprendere cosa ci porta a mangiare di più e male (in modo continuo o occasionale).  In genere se c’è un aumento di peso, escluse reali patologie, va ricercata la causa nella persona, nelle sue emozioni e modi di approcciarsi alla vita. Difficilmente ci si riesce da soli e si ha bisogno di un aiuto esterno (umano!)   

Lo studio clinico randomizzato: Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pittsburgh ha messo a confronto i metodi tradizionali con il nuovo automonitoraggio tecnologico per valutarne l’efficacia. Lo studio ha analizzato per 24 mesi 471 individui, con un’età compresa tra i 18 e 35 anni  e un BMI tra  25 e 40, quindi, individui in sovrappeso ed obesi. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi,  hanno seguito una dieta ipocalorica e fatto attività fisica. Dopo 6 mesi dall’inizio dell’esperimento ad un solo gruppo è stato fornito un dispositivo da indossare per monitorare attività fisica e calorie.

Dopo due anni i risultati, sorprendenti, hanno mostrato che la tecnologia e l’automonitoraggio non aiutano. Chi ha avuto il solo supporto standard di dieta, un sito web informativo e incontri di gruppo settimanali ha perso quasi 6 kg in media, contro i soli 3,5 kg (in media) del gruppo che ha usato il dispositivo indossabile.

I ricercatori sono rimasti sorpresi dai risultati della ricerca, pubblicata poi sulla rivista “Jama” e hanno dichiarato di non aver chiari i motivi di tale risultato.

di Emanuela Scanu

Claudia Montanari

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