Dieta ferrea e tanto movimento allungano la vita
13 Luglio 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Coloro dalla “buona forchetta” ma soprattutto i pigri per antonomasia devono rassegnarsi: che la restrizione calorica possa rallentare la comparsa di patologie legate all’invecchiamento è già cosa nota, ma oggi una ricerca ha dimostrato che se alla dieta non si abbina il giusto movimento fisico, lo sforzo potrebbe risultare vano.
A dirlo sono i ricercatori del Buck Institute for research on aging di Novato, in California che per mezzo di un esperimento condotto sui moscerini della frutta e pubblicato sulla rivista “Cell Metabolism” hanno dimostrato come un buono sforzo fisico sia fondamentale per ridurre il processo di invecchiamento.
“Abbiamo scoperto che nei moscerini la restrizione calorica causa un aumento del metabolismo dei grassi nei muscoli e quindi una maggiore attitudine a muoversi” spiega Pankaj Kapahi, che ha diretto la ricerca. “Il maggiore movimento indotto dalla dieta incrementa esso stesso il turnover del grasso muscolare e ottimizza quindi il risultato allungando in effetti la vita. I moscerini che invece non potevano muoversi non hanno vissuto più a lungo nonostante fossero stati sottoposti alle stesse ristrettezze caloriche degli altri”.
I ricercatori hanno scoperto che nel meccanismo attivato dal binomio dieta e movimento si assiste ad una maggiore espressione dell’ormone AKH, equivalente al nostro glucagone che permette il controllo dei livelli di glucosio nel sangue ed incrementa il metabolismo dei grassi allungando quindi la durata della vita. Gli studiosi perciò concludono che la semplice restrizione alimentare senza un incremento del movimento può non avere benefici anche per gli esseri umani.