Disturbi alimentari, nei primi 6 mesi di pandemia i casi sono quasi raddoppiati
17 Marzo 2022 - di Claudia Montanari
Durante i primi 6 mesi di pandemia i casi di disturbi alimentari sono aumentati del 40% rispetto ai primi 6 mesi del 2019. Nel primo semestre 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi contro i 163.547 del primo semestre 2019. Lo rilevano i dati relativi a una survey conclusasi a febbraio 2021, basata sull’incrocio di diversi flussi informativi analizzati dal Consorzio interuniversitario Cineca.
Disturbi alimentari, un problema dilagante
Il carico assistenziale globale dei nuovi casi e quelli in trattamento è stato rilevato sempre nel 2020 in 2.398.749 pazienti, un dato “sottostimato poiché esiste una grande quota di pazienti che non arriva alle cure”. I dati della survey, presentati durante una tavola rotonda al Museo dell’Istituto Superiore di Sanità, rivelano anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio. Il 30% di coloro che soffrono di disturbi alimentari è sotto i 14 anni e una maggiore diffusione nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e 17 anni comprende il 10%).
Un aiuto dalle strutture accreditate
E’ in evoluzione la mappa dell’ISS dedicata ai servizi sui disturbi alimentari. Ad oggi sono 108 le strutture accreditate (erano 91 poche settimane fa) su tutto il territorio nazionale (101 del SSN e 7 del privato accreditato): 55 centri al Nord (di cui 19 in Emilia Romagna), 18 al Centro Italia e 35 tra Sud e Isole.
“Facilitare la richiesta di aiuto e informare sull’assistenza sono gli obiettivi della mappatura dei centri – spiega Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss – dopo aver censito le strutture dell’Ssn l’Istituto ha iniziato a mappare anche i centri del privato accreditato, notando un forte impatto e coinvolgimento su questi disturbi del comportamento alimentare”.
Risultano in carico al 65% dei Centri censiti quasi 9.000 utenti (8.947), prevalentemente donne 90% rispetto al 10% di uomini. Il 58% ha tra i 13 e i 25 anni, il 7% meno di 12.
L’anoressia nervosa è rappresentata nel 36,2% dei casi, la bulimia nervosa nel 17,9% e il disturbo di binge eating nel 12,4%. Sono 1.099 i professionisti che lavorano nei centri, tutti formati: soprattutto psicologi (21%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%).
Disturbi alimentari, triplicati i ricoveri a causa pandemia
I ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati tra il 2019 ed il 2021 a causa della pandemia, con un trend in ulteriore aumento in questo inizio del 2022 e un’età di esordio di queste patologie che è scesa a 11-13 anni.
È l’allarme lanciato dalla Sinpia – Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Tra gli effetti della Pandemia c’è, tra gli adolescenti e i preadolescenti italiani, la maggiore incidenza di disturbi legati al comportamento alimentare, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata.
Durante il confinamento e la pandemia la preoccupazione per la salute e per l’aspetto fisico sono stati tra i fattori principali per l’insorgenza dei disturbi alimentari tra gli adolescenti.
“La paura dell’infezione dal virus – spiega la Dott.ssa Rosamaria Siracusano, coordinatore della sezione scientifica di Psichiatria della Sinpia e Dirigente Medico Uosd Neuropsichiatria Infantile AOU Federico II di Napoli – ha favorito la sensazione di perdita di controllo che, nelle persone con disturbi alimentari, è spesso gestita con un aumento delle restrizioni dietetiche o altri comportamenti estremi di controllo del peso o con episodi da abbuffata”.
Le richieste di ricoveri per disturbi alimentari, sarebbero ancora maggiori, spiega la prof.ssa Elisa Maria Fazzi, presidente della Sinpia e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Asst Spedali Civili di Brescia, “dato che molti, soprattutto ragazze, non potendo essere accolti nei reparti per mancanza di posti letto, vengono appoggiati in realtà non specificatamente attrezzate, non ricevendo le cure idonee per la loro patologia per la quale l’approccio del neuropsichiatra infantile, che cura mente e corpo, è parte integrante e fondamentale soprattutto nei soggetti più giovani.