Fame irresistibile per cibi poco sani: incide 11% su aumento peso

Fame irresistibile per cibi poco sani: incide 11% su aumento peso

13 Dicembre 2018 - di Silvia_Di_Pasquale

ROMA – La fame irresistibile per i cibi poco sani incide 11% sull’aumento del aumento peso. La voglia smodata di cibo, in particolare l’intenso desiderio di mangiare determinati alimenti che spesso sono i meno sani o comunque calorici, lasciano il segno sul comportamento alimentare, più di quanto attualmente sia spiegabile tramite la genetica.

I raptus di fame possono sabotare gli sforzi volti a mantenere le buone abitudini alimentari e un peso corporeo nella norma, indipendentemente dal periodo dell’anno. Ma è possibile ridurle con alcune ‘armi’ come cambiamenti nella dieta e attività fisica. Per chi è affetto da obesità in modo importante, anche con la chirurgia bariatrica e con i farmaci. Lo rileva una revisione di 28 studi sul tema, della Louisiana State University, pubblicata sulla rivista Current Opinion in Endocrinology & Diabetes and Obesity.

“Il desiderio di cibo influenza ciò che le persone mangiano e il loro peso corporeo, ma ci sono alcune componenti del nostro comportamento e della dieta – rileva Candice Myers, che ha guidato la ricerca- ed essere consapevoli di queste voglie ci dà più controllo”.

Ad esempio, un modo provato per ridurre il desiderio di un determinato alimento è quello di mangiarlo meno frequentemente. In altre parole, è meglio rimuovere qualcosa dalla dieta piuttosto che provare a mangiarne piccole quantità. Dalla revisione emerge anche che perdere peso riduce le voglie di cibo, così come il fatto che diversi gruppi socioeconomici possono avere diverse risposte a queste voglie.

Ma si sa poco di queste potenziali differenze e sono necessarie ulteriori indagini. Gli studiosi, che hanno esplorato il tema, avvertono però che le voglie non sono l’unico problema correlato all’aumento di peso o alla perdita. “Il desiderio di cibo è un pezzo importante del puzzle per la perdita di peso e non spiega l’aumento al 100 percento- conclude infatti Myers- sono coinvolti anche molti altri fattori, tra cui la genetica e il comportamento alimentare”.

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