Farmaci, confezioni troppo grosse: spreco da 1,6 mld
3 Ottobre 2016 - di Mari
ROMA – Farmaci, sprechi italiani: con le confezioni più grandi di quanto necessario ogni anno vengono buttati via un miliardo e seicentomila euro. Una pillola su dieci finisce nella pattumiera, dice il sindacato dei medici. Tutto perché in Italia, a differenza di altri Paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti, per esempio, i farmaci non vengono “confezionati su misura”, in base alle necessità del paziente. E così, una volta utilizzate le pillole necessarie, quelle che restano vengono buttate via.
Su La Stampa Paolo Russo ha raccolto la testimonianza di Pierluigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia:
“Quasi tutti gli antibiotici ad esempio sono venduti in confezioni tutt’alto che ottimali. L’amoxicillina con acido clavulanico (il noto Augmentin) è commercializzata in blister da 12 compresse, che bastano per 6 giorni di terapia, quando minimo di giorni ne servono sette. Così il paziente deve acquistare una seconda scatola per consumare magari solo due pastiglie, mentre le altre 10 finiscono nell’armadietto”.
E se le pillole avanzate non finiscono nel cestino della spazzatura c’è anche il rischio che il paziente ne faccia un uso improprio, prendendole quando pensa gli possano servire, senza consultare il medico, e in questo modo creando una resistenza agli antibiotici che è ormai sempre più forte negli esseri umani.
Un caso simile a quello dell’Augmentin è quello della Ciprofloxacina, altro diffuso antibiotico venduto in scatole da 5 compresse anziché da sette. E anche in questo caso spesso se ne compra una seconda confezione per buttare via le pillole che restano.
E non finisce qui, come spiega ancora Bartoletti:
“Analogo spreco avviene per gli anti-ipertensivi, per i quali le confezioni sono solitamente da 28 compresse. Troppo poche per la terapia di un cronico, troppe per chi deve solo testare il funzionamento del farmaco, magari per solo 10 o 15 giorni”.