Gambe amputate per necrosi, ora sfila con le protesi FOTO
1 Marzo 2016 - di lbriotti
GLASGOW – Stacy Paris, 30 anni, ha tutte e due le gambe amputate. La ragazza britannica che vive a Bridge of Allan in Scozia, ora sfila con le protesi sulle passerelle e si batte per porre l’attenzione sulle leggi del lavoro che impediscono ai disabili di lavorare.
Stacy studia inoltre biologia molecolare all’Università di Glasgow. Come racconta il Daily Mail, la giovane ha cominciato a farlo l’anno scorso dopo la sua seconda amputazione. Ironia della sorte, prima degli interventi che le hanno cambiato completamente la vita portandola a ritrovarsi senza entrambe le gambe, Stacy non avrebbe mai immaginato di posare come modella.
Tutto è cominciato sette anni fa: Stacy era in vacanza nel sud della Francia. Qui ha cominciato a sentire un dolore al piede. Il dolore aumentava ed è stata costretta a recarsi all’ospedale: “I medici hanno capito subito che si trattava di un infezione. Hanno cominciato a fare dei test ai raggi X e hanno scoperto che le ossa del mio piede erano quasi completamente distrutte. Nessuno poteva spiegarsi come avessi fatto, dato che non vi era alcuna ferita. Il tutto era venuto fuori dal nulla”.
Quando è tornata in Gran Bretagna le è stato diagnosticata una fascite necrotizzante, rara infezione degli strati più profondi della pelle che distrugge il tessuto: “Sono stata subito messa in terapia intensiva per sei giorni, dato che ero quasi morta”.
L’infezione è provocata da uno streptococco di tipo A, un batterio comunemente presente in gola e sulla pelle. La stragrande maggioranza delle infezioni sono malattie relativamente miti. Occasionalmente però, questi batteri possono diventare letali se entrano a contatto con parti del corpo come vene, muscoli e polmoni.
I batteri si diffondono attraverso il contatto diretto con il muco di una persona infetta e attraverso il contatto con ferite cutanee infette e piaghe. Una malattia da streptococco può verificarsi anche quando le difese del corpo sono basse. Il tutto provoca una grave infezione talvolta pericolosa per la vita, provocata dal fatto che i batteri hanno invaso parti del corpo dove non sono presenti nella norma: sangue, muscoli, tessuto adiposo o polmoni.
La fascite necrotizzante è uno dei due modi in cui si manifesta un’infezione da streptococco. Ciò provoca febbre, dolore e gonfiore e rossore sul punto infetto. Stacy è stata colpita dalla malattia ai piedi e alle gambe. “Ho avuto le mie prime amputazioni. Un dito del piede, poi un altro dito del piede. Alla fine mi hanno tolto tutta la gamba fino al ginocchio. Quando ha iniziato a colpire l’altra gamba, sapevo che non avrei aspettato a lungo per l’amputazione”.
Stacy ha avuto la sua prima amputazione nel giugno 2012 e la sua seconda nel mese di agosto del 2014. Ora racconta di aver fatto “pace” con le amputazioni: “Ho soltanto odiato l’attese lunghe in ospedale. Ero annoiata, e odiavo essere malata”.
La sua permanenza in ospedale ha suscitato in lei un interesse per la scienza ed ha cominciato a studiare biologia molecolare: “Dopo la prima amputazione, – aggiunge Stacy – ho capito che le cose erano cambiate per me. Ascoltando i medici ho cominciato a cercare di decifrare quello che stavano dicendo ed ho cominciato ad avere un certo interesse per la medicina. Per questa ragione ho cominciato ad andare all’università per prendere una laurea. Ora voglio fare il dottorato di ricerca”.
La giovane al moemnto è indenne dalla malattia, anche se c’è una possibilità che possa tornare. Dopo l’operazione, alla ragazza sono state fatte delle protesi che le permettono di camminare. E grazie a queste protesi è diventata una sorta di testimonial per tutte le persone che hanno avuto le gambe amputate.
Stacy ha così creato una campagna chiamata Diversity in cui posa con le protesi: “Una volta ha parlato con ma mamma di una bambina che aveva entrambi i piedi amputati. Lei mi ha raccontato di aver visto la luce negli occhi della figlia non appena mi ha visto. Ecco perché sto facendo questo”.
“Le ragazze – prosegue la 30enne – hanno bisogno di vedere persone come loro che sfilano sulle passerelle e sugli schermi televisivi per poter capire che c’è chi li rappresenta, dando loro una possibilità”.