Glifosato, rischi anche per chi è in città: pesticida nel cibo
26 Maggio 2017 - di Mari
Non serve vivere in campagna per rischiare di essere contaminati dal glifosato, uno degli erbicidi più diffusi in campo agricolo, principio attivo del prodotto commerciale Roundup, di cui la multinazionale Monsanto ha detenuto il brevetto di produzione fino al 2001. Anche le donne incinte che vivono in città come Roma risultano positive ai test che ne segnalano la presenza.
E’ quanto emerge dalle analisi condotte dal mensile il Salvagente in collaborazione con l’associazione A Sud: 14 donne incinte su 14 esaminate sono risultate positive alla ricerca di glifosato nelle loro urine.
I quantitativi riscontrati vanno da 0,43 nanogrammi per millilitro di urina fino a 3,48 nanogrammi. “Impossibile dare un giudizio sulla pericolosità – spiega il Salvagente -, dal momento che non esistono quantità massime consentite. Quel che è certo è che il glifosato non dovrebbe mai essere presente nel nostro organismo, tanto meno in quello dei nascituri”.
E i rischi ci sono, come ha spiegato Patrizia Gentilini, oncologa e membro del comitato scientifico di ISDE -Medici per l’Ambiente, ha spiegato:
“Ci sono numerosi dati sperimentali che dimostrano come il glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata. Quindi si tratta di una sostanza genotossica oltre che cancerogena, come ha stabilito la Iarc, non dimenticando che l’erbicida agisce anche come interferente endocrino”.
Sotto accusa è l’alimentazione: pane, pasta, prodotti da forno e tutto ciò che è a base di farina, ma non solo: oltre l’85% dei mangimi utilizzati in allevamenti sono costituiti da mais, soia, colza Ogm, resistenti al glifosato.