Gluten free, se non c’è celiachia possono favorire il diabete
15 Marzo 2017 - di Mari
Mangiare cibi gluten free, ovvero privi di glutine, anche se non siete celiachi potrebbe farvi venire il diabete. L’allarme arriva da uno studio condotto da un’équipe di ricercatori dell’Università di Harvard, che hanno osservato che “mangiare più glutine può essere associato a un minor rischio di diabete” adulto (o alimentare, quello di tipo 2), pari a un -13%.
“Una piccola percentuale della popolazione non tollera il glutine per via di una malattia celiaca o di sensibilità alla proteina”, ammettono i ricercatori. “Ma la dieta gluten free è diventata popolare anche fra chi non presenta queste condizioni, nonostante ci sia carenza di evidenze che dimostrino come ridurre il consumo di glutine produca benefici di salute a lungo termine”.
Alla luce di questa tendenza, sottolinea il professore Geng Zong, autore principale dello studio, “abbiamo voluto capire se il consumo di glutine può influenzare in qualche modo la salute delle persone che non hanno apparenti ragioni mediche per evitarlo”.
Gli alimenti privi di glutine spesso contengono meno fibre, vitamine e minerali, e quindi meno ricchi di nutrienti, anche se più costosi. Secondo i ricercatori, “le persone non celiache dovrebbero riconsiderare i limiti all’assunzione di glutine in un’ottica di “prevenzione delle malattie croniche, in particolare del diabete”.
I ricercatori hanno osservato l’entità del consumo di glutine e i suoi effetti nei partecipanti a tre maxi studi nazionali, per un totale di quasi 200mila persone, calcolando che la maggior parte dei volontari aveva un consumo di glutine inferiore a 12 grammi al giorno. All’interno di questo range, quelli che mangiavano più glutine mostravano un rischio ridotto di sviluppare diabete di tipo 2 nei 30 anni di follow-up.
Chi assumeva meno glutine, inoltre, tendeva a introdurre meno fibre cereali, che proteggono dal diabete. Gli studiosi hanno così concluso che le persone nella fascia più alta di consumo di glutine avevano una probabilità del 13% inferiore di ammalarsi di diabete 2, rispetto a quelle nella fascia più bassa di assunzione della proteina.