Disturbi alimentari e gravidanza: 70% in più rischio parti prematuri
Le donne incinte affette da disturbi alimentari hanno una probabilità fino al 70% in più di avere bambini prematuri. E’ quanto emerge da una ricerca del Karolinska Institutet, pubblicata su JAMA Psychiatry, che ha esaminato le madri che hanno partorito in Svezia tra il 2003 e il 2014. Dai dati relativi a 1,2 milioni di madri risulta che i loro bambini hanno avuto maggiori probabilità di avere la microcefalia. Secondo gli esperti i problemi di crescita dei bambini sarebbero dovuti alle carenze nutrizionali e agli alti ormoni dello stress associati ai disturbi alimentari delle madri.
Come si legge sul Daily Mail, i medici sottolineano l’importanza per le future madri che soffrono di anoressia e bulimia di sottoporsi a screening più frequenti durante la gravidanza. “Le donne con disturbi alimentari dovrebbero essere riconosciute come un gruppo ad alto rischio tra le donne in gravidanza”, ha affermato la coautrice dello studio, la dottoressa Ängla Mantel. “Da un punto di vista clinico, ciò significa che gli operatori sanitari devono sviluppare routine migliori per identificare le donne con disturbi alimentari attivi o precedenti e prendere in considerazione screening di gravidanza estesi per soddisfare le loro esigenze”.
L’anoressia e bulimia, disturbi legate al controllo del peso (nel primo caso una restrizione patologica alimentare che porta ad un forte dimagrimento e nel secondo con mangiate incontrollate a cui seguono condotte compensative quali vomito, abuso di lassativi/diuretici e sport estremo) sono i più diffusi, soprattutto per le donne. Stanno però aumentando le forme miste, in cui si passa dall’anoressia nervosa alla bulimia nelle diverse fasi della vita, e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), una sorta di bulimia senza comportamenti di compenso che porta frequentemente all’obesità.
Gli adolescenti italiani che soffrono di anoressia e bulimia sono circa due milioni e sempre più giovani. L’età si è abbassata sempre di più, tanto che il malessere inizia a fare il suo esordio già a 11 anni e in alcuni casi, secondo i pediatri, addirittura in bambine di soli 8 anni.
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