Infarto, batterio intestinale escherichia coli "complice"
13 Gennaio 2020 - di Silvia_Di_Pasquale
Un batterio dell’intestino, l’Escherichia coli, si comporta da “complice” durante l’infarto. Il batterio risulta infatti in circolo nel sangue dei pazienti che lo hanno ed è presente anche nell’arteria ostruita che causa l’infarto. La scoperta, pubblicata sull’European Heart Journal, è frutto di una ricerca su 150 persone, guidata da Francesco Violi, Direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I. Lo studio potrebbe portare allo sviluppo di farmaci per l’infarto, ma soprattutto di un vaccino preventivo per gli individui a rischio.
“Siamo partiti dall’intuizione che alcuni batteri intestinali potessero avere un ruolo nello sviluppo dell’infarto – spiega in un’intervista all’ANSA Violi -; da qui abbiamo avviato uno studio che è durato oltre 4 anni e scoperto che i pazienti con infarto acuto presentavano alterazioni della permeabilità intestinale e contemporaneamente il batterio E. coli nel sangue e nel trombo”. “La nostra scoperta è coerente con quella di altri ricercatori in Usa che hanno trovato diversi batteri intestinali nel sangue di pazienti infartuati”, rileva Violi.
Gli studiosi hanno analizzato i casi di 150 individui, di cui 50 con infarto in atto, 50 persone cardiopatiche ma senza infarto e 50 individui sani (gruppo di controllo). E. coli è stato rinvenuto solo nel sangue dei pazienti giunti in ospedale con infarto acuto; mentre il batterio non era presente nel sangue né di soggetti sani di controllo, né di soggetti cardiopatici a rischio di infarto. Gli esperti hanno poi studiato l’infarto su topolini cui è stato iniettato il batterio intestinale e visto che anche nel modello animale il batterio si ritrova nelle maglie del trombo.
Infine gli esperti hanno visto che è possibile fermare l’infarto a livello sperimentale con una molecola specifica che impedisce al batterio di legarsi con cellule immunitarie specifiche presenti nell’arteria dove è in atto la formazione del trombo. I prossimi passi, conclude Violi, saranno vedere se l’inibitore testato su animali possa divenire una cura d’urgenza nell’infarto per bloccare il trombo e se un vaccino specifico contro E.coli possa funzionare nella prevenzione dell’infarto.