Insonnia, meglio non guardare l'orologio

Insonnia, nuovo farmaco potrebbe segnare la svolta nelle cure

27 Gennaio 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

L’insonnia è un problema e un disagio per il 29 % degli italiani. Con la pandemia da Covid-19 il problema è aumentato, a fronte anche della crescita di ansia e depressione. Se per molti dormire e riposare dopo una giornata stressante è normale, per altri no. Un nuovo farmaco sembrerebbe essere in grado di bloccare l’orexina, uno dei principali neurotrasmettitori che agisce sul sonno. La novità è stata presentata al Congresso nazionale della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia SINPF, in corso a Milano e Venezia.

Insonnia, un problema mondiale.

Oltre un terzo della popolazione mondiale è colpita da insonnia e/o da disturbi del sonno, il 20% in Italia, in molti casi in forma cronica: sintomi persistenti nell’80% dei casi dopo 1 anno dalla diagnosi e nel 60% dei casi a 5 anni. ‘Notti bianche’ che possono essere ulteriormente aggravate dalla copresenza di possibili disturbi psichiatrici o psicoemotivi.

Nel campo dell’insonnia da oggi qualcosa potrà però cambiare, grazie alla scoperta di un nuovo antagonista in grado di agire sull’orexina, una sorta di ‘direttrice d’orchestra’, bloccando la sua attività su due recettori. Lo confermano due studi pubblicati di recente su Lancet e su Sleep Journal.

La nuova molecola si chiama daridorexant e agisce con un bersaglio diverso da quello dei farmaci tradizionali, come le benzodiazepine e farmaci Z (zolpidem, zopiclone, eszopiclone). Daridorexant regola i cicli sonno-veglia che sono alterati in chi soffre di disturbi del sonno, permettendo quindi anche maggiori performance nello svolgimento delle funzioni diurne. Quali ulteriori valori aggiunti, un profilo di sicurezza favorevole e la riduzione degli effetti avversi.

Si definisce insonnia, spiega Claudio Mencacci, direttore emerito di psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente SINPF, “l’insoddisfazione per la quantità o la qualità del sonno, associata alla difficoltà nell’iniziare e mantenere il sonno da almeno 3 mesi. Questo risulta pertanto perturbato da frequenti risvegli, con un conseguente impatto sulle ore diurne”.

Oggi, sottolinea Matteo Balestrieri, Ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente SINPF, “disponiamo di terapie ad hoc che consentono di personalizzare la cura. I nuovi farmaci che agiscono sull’orexina, di cui oggi grazie all’estensione della prescrivibilità può avvantaggiarsi anche lo psichiatra, consentono di ottenere benefici a fronte del contenimento dei costi sociali e assistenziali dell’insonnia”. FONTE ANSA.

Tags