Integratori alimentari tossici: esami in tutta Europa
6 Febbraio 2012 - di aavico
ROMA – Drenano i liquidi in eccesso, potenziano i muscoli, aumentano la resistenza fisica, tutto in una o più compresse. Sono le promesse, non sempre mantenute, degli integratori, disponibili ovunque, dai supermercati, ai negozi specializzati, al gran bazar di Internet. Questa volta sono nuovamente sotto accusa per un allarme rimbalzato da un capo all’altro dell’oceano, dagli Stati Uniti, all’Europa.
Innanzitutto i fatti: il Dipartimento della Difesa americano ha rimosso tutti i prodotti contenenti dimetilamilamina (dmaa, equivalente alla metilesanamima, inserita nella lista delle sostanze dopanti della Wada) dai negozi delle basi militari dopo la morte di due soldati di 22 e 32 anni che hanno avuto un infarto mentre facevano esercizi fisici.
La dimetilamilamina è un derivato dell’olio di geranio e serve per aumentare le prestazioni fisiche. I prodotti acquistabili nelle basi americane, Jack3d e OxyElite, erano reperibili anche nei negozi specializzati e su Internet, sul sito bodybuilding.com. Il secondo allarme è arrivato da un gruppo di ricercatori di Milano e di Wageningen, nei Paesi Bassi. In uno studio pubblicato su Food and Nutrition Sciences hanno riscontrato in alcuni integratori vegetali la presenza di alchilbenzene, già vietata nell’Unione Europea come aromatizzante per gli alimenti.
In una parte di questi prodotti, a base di basilico, finocchio, noce moscata, sassofrasso, cannella, calamo o i loro oli essenziali, la quantità di alchibenzene era paragonabile a quella che, nelle sperimentazioni cliniche sugli animali, fa aumentare i casi di cancro al fegato. ”Il problema esiste e non si è vicini alla soluzione. Si parte dal presupposto errato per cui una sostanza, solo perchè è naturale è ritenuta priva di effetti nocivi – afferma Silvana Gaetani, farmacologa dell’università Sapienza di Roma – invece esistono piante medicinali con contaminanti che hanno effetti negativi sul sistema cardiovascolare e non solo”.
Gli integratori, poi, per essere commercializzati non devono ”passare tutti i controlli previsti per i farmaci” ed è questo il nodo della questione. Il sistema regolatorio ha maglie troppo larghe all’interno delle quali possono infiltrarsi aziende che vendono prodotti privi dei controlli di tossicità. ”E’ molto frequente – sottolinea Gaetani – che dalla scoperta di un ricercatore o da un paio di pubblicazioni sugli effetti benefici di una sostanza, per esempio antiossidanti o acidi grassi ramificati, un’azienda, (sfruttando la letteratura scientifica esistente ma parziale), si affretti a mettere sul mercato un prodotto sul quale non sono stati fatti gli studi di tossicità che, invece, durano anni”.
L’Italia, attraverso il progetto Impact Italia del Ministero della Salute, Nas e Aifa, sta lavorando su questo fronte e per i prodotti venduti sul suolo nazionale è obbligatorio fornire una lista delle sostanze contenute che devono rientrare nell’elenco delle piante medicinali ammesse. Ma per la ‘finestra sul mondo’ che è il web, ancora non esiste una regolamentazione.