Integratori multivitaminici possono ridurre rischio di declino cognitivo
1 Ottobre 2022 - di Claudia Montanari
L’integrazione giornaliera di multivitaminici minerali per 3 anni ha migliorato la cognizione globale, la memoria episodica negli anziani. Mentre integratori a base dei flavonoidi contenuti nel cacao non hanno mostrato particolari benefici. A indicarlo sono i risultati di un ampio studio guidato dall’Università Wake Forest, in Carolina del Nord, e pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, rivista dell’Alzheimer’s Association.
Alzheimer e demenza colpiscono oltre 46 milioni di persone nel mondo ed è un numero destinato a crescere. Per questo, scrivono gli autori dello studio, “è urgente identificare strategie efficaci per preservare la funzione cognitiva e mitigare il pesante carico sociale associato”.
Integratori multivitaminici aiutano a ritardare declino cognitivo, lo studio
Gli integratori alimentari sono pubblicizzati per la protezione cognitiva, ma le prove a sostegno sono contrastanti.
Per questo, lo studio Cosmos-Mind ha valutato 2.262 partecipanti, con età media di 73 anni, sullo stato cognitivo, la capacità di ricordare parole, storie, intervalli numerici e la fluidità verbale. Alcuni anziani hanno assunto quotidianamente per tre anni flavonoidi estratti dal cacao, a un secondo gruppo integratori di vitamine e sali minerali, mentre un terzo ha costituito il gruppo di controllo, ricevendo placebo.
L’estratto di cacao non ha avuto effetto positivo mentre gli integratori multivitaminici presi quotidianamente, rispetto al placebo, hanno determinato un beneficio statisticamente significativo sulla cognizione, la memoria e la funzione esecutiva. Questo effetto è stato più pronunciato nei partecipanti con una storia di malattie cardiovascolari.
In particolare si è stimato un rallentamento del 60% del declino cognitivo, paria circa 1,8 anni di protezione.
“Questo è il primo studio su larga scala a lungo termine a dimostrare che l’integrazione di multivitamine-minerali per gli anziani può rallentare l’invecchiamento cognitivo. Sebbene siamo incoraggiati da questi risultati, non siamo pronti a raccomandarne l’uso diffuso”, commenta Maria C. Carrillo, responsabile scientifica di Alzheimer’s Association che precisa: “è necessario un ulteriore lavoro per confermare questi risultati”.