Colesterolo alto e consumo di latte, c’è un legame? Lo studio che fa chiarezza
25 Maggio 2021 - di Silvia_Di_Pasquale
Il consumo regolare di latte non è associato ad un aumento dei livelli di colesterolo.
E’ quanto emerge da una ricerca pubblicata sull’International Journal of Obesity, che ha analizzato tre ampi studi sulla popolazione.
Le persone che bevono regolarmente quantità elevate della bevanda sono risultati avere livelli più bassi di colesterolo buono e cattivo, sebbene i loro livelli di BMI fossero più alti rispetto ai non bevitori di latte.
Ulteriori analisi di altri studi suggeriscono che coloro che consumano regolarmente latte hanno un rischio inferiore del 14% di malattia coronarica.
I ricercatori hanno adottato un approccio genetico, osservando la variazione nel gene della lattasi, associato alla digestione del lattosio.
Lo studio ha identificato che avere questa variazione genetica è un buon modo per identificare le persone che consumano livelli più elevati della bevanda.
Il dottore Vimal Karani, professore di nutrigenetica presso l’Università di Reading, ha dichiarato:
“Abbiamo scoperto che i partecipanti con una variazione genetica che abbiamo associato a una maggiore assunzione di latte, avevano un BMI più alto, grasso corporeo, ma soprattutto avevano livelli più bassi di colesterolo buono e cattivo”.
“Abbiamo anche scoperto che quelli con la variazione genetica avevano un valore significativamente più basso rischio di cardiopatia coronarica”.
“Tutto ciò suggerisce che la riduzione dell’assunzione di latte potrebbe non essere necessaria per prevenire le malattie cardiovascolari”.
Karani ha aggiunto:
“Lo studio mostra certamente che il consumo di latte non è un problema significativo per il rischio di malattie cardiovascolari”.
Questo anche se “c’è stato un piccolo aumento dell’IMC e del grasso corporeo tra i bevitori di latte”.
“Ciò che notiamo nello studio è che non è chiaro se sia il grasso contenuto nei prodotti lattiero-caseari che contribuisce all’abbassamento dei livelli di colesterolo o è dovuto a un ‘fattore latte’ sconosciuto”. (Fonte: consulta sito Medical X Press).