Latte materno, se si è sovrappeso bambino rischia obesità
12 Aprile 2019 - di Claudia Montanari
ROMA – se durante l’allattamento si è in sovrappeso, il latte materno cambia rispetto a quando si è normopeso. Un nuovo studio ha dimostrato che già con il latte materno si può fare prevenzione contro l’obesità infantile. Infatti la sua composizione dipende dal tipo di mamma: quello delle normopeso, è diverso da quello delle sovrappeso. Le variazioni nei metaboliti delle piccole molecole che sono presenti nel latte sono possibili fattori di rischio per l’obesità del bambino. È quanto emerge da uno studio statunitense pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition.
La ricerca vede la firma del Joslin Diabetes Center e delle Università dell’Oklahoma e del Minnesota. È stato analizzato il contenuto di latte materno di 35 mamme e le misure del corpo (grasso e muscoli) a un mese e sei mesi di 35 loro figli. Poi gli studiosi sono passati ad analizzare la concentrazione di 275 singoli metaboliti di piccole molecole nel latte materno. A un mese di età, sono stati trovati 10 metaboliti che differenziavano il latte delle madri sovrappeso o obese da quello delle madri magre. Di questi, quattro sono stati identificati come derivati del nucleotide e tre sono stati identificati come carboidrati complessi chiamati oligosaccaridi, che possono alterare il microbiota intestinale. A sei mesi di età, invece, l’analisi ha rivelato che 20 metaboliti differivano nel latte delle donne in sovrappeso rispetto a quello delle donne magre. Inoltre l’adenina del latte nelle madri obese è stata associata a un maggiore aumento di peso nei neonati.
Sempre riguardo l’allattamento, recentemente è stato reso noto uno studio in cui viene dimostrato che i vaccini sono sicuri anche quando si allatta al seno. Non solo: riducono anche effetti come la febbre e migliorano la risposta immunitaria del piccolo. La revisione ha stabilito che solo il vaccino contro il vaiolo e, in alcune circostanze, quello contro la febbre gialla, sono gli unici potenzialmente in grado di causare danni ai bambini. Lo studio, condotto da Philip Anderson, dell’Università della California di San Diego, ha esaminato tutti i tipi più comuni di vaccini, compresi quelli inattivati e vivi attenuati, per analizzare la preoccupazione non comprovata che potrebbero causare danni a un neonato o interferire con la risposta del bambino alle vaccinazioni. Nell’ambito della revisione sono stati inclusi vaccini di routine come l’influenza, la difterite, la pertosse e il tetano, la varicella e il morbillo, la parotite e la rosolia.