Lavorare di notte fa male: aumenta il rischio diabete
27 Febbraio 2012 - di Claudia Montanari
Il lavoro nobilita l’uomo, è vero. Eppure, a quanto afferma uno studio, lavorare di notte non fa poi così bene alla salute. Infatti, oltre a tutti gli effetti negativi che nascondo dalla privazione del sonno, dallo stress, dallo stravolgimento dell’orologio biologico, il lavoratore notturno possiede un rapporto sbagliato con il cibo che può causare, a lungo andare, un forte rischio di diabete. In sostanza, lavorare di notte porta a non consumare dei pasti equilibrati traducendosi in un incremento del peso e del rischio di ammalarsi di diabete.
Ad affermarlo è una ricerca pubblicata su PloS Medicine, che ha analizzato i dati di oltre 170.000 infermiere che anno partecipato a due indagini epidemiologiche sulla salute femminile, ed ha constatato come il pericolo di insorgenza del diabete è di oltre il 60% per i lavori notturni prolungati di oltre vent’anni. La nutrizionista.
Si legge sul Corriere della Sera: ” Mika Kivimaki, epidemiologo dell’University College di Londra, commenta: «Il lavoro a turni è molto frequente, si stima che interessi circa un quinto dei lavoratori in tutta Europa. Per questo, se come pare sempre più evidente è connesso a un maggior rischio di patologie serie come il diabete, è opportuno pensare a strategie che migliorino la qualità della vita dei turnisti. Le cause che lo rendono “pericoloso” risiedono nel fatto che i turni interferiscono con il normale ciclo sonno-veglia regolato dal nostro orologio biologico: sappiamo che questi squilibri ad esempio facilitano la resistenza all’insulina e aumentano l’appetito e la tendenza ad accumulare chili di troppo, ma anche che i turnisti mediamente sono più sedentari. Tutto questo incide sulla probabilità di sviluppare il diabete»”.
Il problema fondamentale, spiega Kivimaki, è che la dieta dei turnisti è spesso ricca di cibi spazzatura spezza-fame: “molti turnisti portano con sé uno snack per spezzare la fame che può sorprenderli mentre sono svegli di notte, ma la probabilità che si tratti di uno spuntino sano sono minime”.