Omega 3, integratori non aiutano il cervello degli anziani

3 Settembre 2015 - di Mari

WASHINGTON – Omega 3, dietrofront: gli integratori a base di questi acidi grassi non hanno effetti positivi sul cervello degli anziani, a differenza di quelli contenuti nel cibo. Uno studio del National Institute of Health statunitense condotto su oltre 4mila pazienti sfata questo mito, sostenendo che gli integratori di questo tipo sono solo dei placebo.

I ricercatori americani hanno somministrato ai partecipanti, di età media 73 anni, un supplemento a base di luteina/zeaxantina, uno a base di omega 3, entrambi, nessuno o un placebo. I volontari sono stati seguiti per cinque anni con test cognitivi periodici. L’analisi dei risultati non ha però evidenziato nessuna differenza tra i soggetti trattati con il placebo e quelli con i supplementi.

Come ha spiegato la professoressa Emily Chew, che ha coordinato lo studio,

“contrariamente alle credenze popolari non abbiamo visto nessun beneficio dall’uso dei supplementi, mentre in altri studi abbiamo notato che una dieta che comprende cibi con omega 3 fa bene a occhi, cuore e cervello”.

In riferimento allo studio del National Institute of Health, AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) – Area Integratori alimentari, in collaborazione con il Professor Giovanni Scapagnini, biochimico clinico e docente presso l’Università del Molise, desidera precisare quanto segue:

• Lo studio pubblicato valuta l’effetto di alcuni integratori sperimentati per le patologie della retina nell’ambito del trial clinico AREDS2, che ha dimostrato l’efficacia dei carotenoidi, della vitamina C e E e dello zinco di rallentare la degenerazione della retina.

• Gli stessi pazienti analizzati per la maculopatia sono stati investigati, all’inizio della sperimentazione e poi ogni 2 anni, per valutare l’effetto degli stessi integratori anche sulle funzioni cognitive, ma l’indagine è stata realizzata solo attraverso test cognitivi effettuati per telefono, senza visite neurologiche

“A questo proposito, è bene sottolineare che il ruolo degli omega 3 non è quello di migliorare le performance cognitive, bensì quello di garantire una corretta fisiologia cerebrale e ritardare il declino cognitivo” – afferma il Giovanni Scapagnini, che prosegue: “Circa 1/5 del peso del nostro cervello è costituito da acidi grassi polinsaturi, soprattutto da DHA, un acido grasso semiessenziale della serie omega 3. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha indicato che tali acidi sono elementi essenziali della nostra dieta e, in particolare, nel 2014 ha confermato che l’assunzione di DHA (250 mg die) contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale”.

Scapagnini precisa inoltre che: “Un recente studio pubblicato a Febbraio 2015 su The Journal of Alzheimer Association (*), condotto su oltre 800 pazienti, ha dimostrato che in soggetti affetti da disturbi che accelerano il declino cognitivo, come l’Alzheimer, la supplementazione con omega 3 ha dimostrato una significativa efficacia nel preservare le funzioni cognitive e addirittura mantenere il volume cerebrale”.

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