Troppi cesarei in Italia: sono il 32,8% dei parti
25 Settembre 2020 - di Silvia_Di_Pasquale
La percentuale dei cesarei in Italia resta ancora alta rappresentando il 32,8% dei parti totali, con un 34,3% tra le donne italiane e un 27,6% tra le straniere.
I parti cesarei in Italia superano il 30 % delle nascite, come emerso dall’ultimo rapporto Certificato di assistenza al parto (CeDAP) in Italia, relativo ai dati del 2017 e pubblicato sul sito del Ministero della Salute.
Il calo delle nascite continua e l’età media delle donne che partoriscono sfiora i 33 anni, confermando che il tasso di natalità in negativo in Italia è un problema concreto.
Nel corso del 2017 è proseguito il calo delle nascite in tutte le aree del Paese, con 461.284 nuovi nati a fronte dei 474.925 del 2016.
Cosa dice il rapporto su nascite e cesarei.
“Le cittadine straniere – spiega il rapporto – hanno finora compensato questo squilibrio strutturale; negli ultimi anni si nota, tuttavia, una diminuzione della fecondità delle donne straniere”.
“Il tasso di natalità varia da 6,1 nati per mille in Liguria e Sardegna al 10,2 di Bolzano rispetto ad una media nazionale del 7,6 per mille”.
L’ 89,5% dei parti, nel 2017, è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,4% nelle case di cura e solo lo 0,1% altrove, ovvero a casa.
Nel 2017, il 21% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana mentre l’età media della madre è di 32,9 anni per le italiane e scende a 30,4 anni per le straniere.
I parti cesarei sono il 32,8% del totale dei parti, in calo rispetto al 33,7%, del 2016 ma ancora troppi rispetto alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
A pesare sono soprattutto quelli effettuati nelle case di cura accreditate, dove il cesareo arriva a rappresentare quasi la metà del totale delle nascite (49,6%) contro il 30,9% negli ospedali pubblici.
Circa il 15% delle donne ha avuto uno o due aborti spontanei prima del parto e sono stati rilevati 1.317 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, di 2,86 nati ogni 1.000 nati.
“Negli ultimi 10 anni – si legge – tale tasso ha continuato a diminuire, anche se negli anni più recenti si assiste ad un rallentamento di questo trend. Permangono, inoltre, notevoli differenze territoriali”.