Parto, dal travaglio alla nascita del bebè: come affrontarlo correttamente
27 Gennaio 2015 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Parto, dal travaglio alla nascita del bebè: come affrontarlo correttamente. Secoli di storia umana non sono bastati ad avere un’idea chiara sui comportamenti più giusti che le donne devono assumere durante un evento naturale come la venuta al mondo del proprio bambino. Alcune non sono dettate né dalle evidenze scientifiche né dalla praticità, a partire dalle posizioni che la donna assume durante il travaglio. Come spiegano Valentina Arcovio e Stefano Massarelli su La Stampa:
“Alle donne che vogliono rimanere sdraiate in questa delicata fase “preparto” è consigliato di evitare la posizione supina e di optare per una posizione di lato, così da alleviare la pressione sull’aorta e sulla vena cava che può diminuire l’afflusso di sangue al feto. Una pratica definita “antiquata” e soprattutto “inutile” da una ricerca apparsa nel numero di febbraio della rivista Anesthesiology, che ha dimostrato che la posizione laterale non riduce affatto la pressione sulla vena cava, mentre la pressione sull’aorta resta invariata con il passaggio dalla posizione supina a quella laterale. Tanto vale quindi assumere la posizione che più si desidera e che risulta più comoda.”
Per quanto riguarda la posizione da assumere mentre si partorisce, anche in questo caso non è vero che quella supina è la più comoda. Lo è in caso di complicazioni, perché così è possibile intervenire con maggiore facilità:
“Nonostante le madri siano essenzialmente lasciate libere di assumere la posizione che risulta loro più comoda, quella preferita dalle ostetriche è sicuramente la supina che consente una maggior facilità di intervento in caso di complicazioni. Tuttavia – sebbene le ricerche scientifiche non dimostrino alcuna differenza tra le diverse posizioni – la posizione supina è quella che risulta più scomoda per le donne”.
Che dire infine di alcune abitudini moderne quali il parto in acqua o quello in casa, che sembra essere tornato di moda? Per quanto riguarda il primo, che è scelto per il suo presunto effetto miorilassante e antidolorifico sulle donne e per lo stress minore a cui è sottoposto il bambino, non è detto che realmente sia migliore di quello sul lettino. Anzi, le attuali linee guida statunitensi dell’American Academy of Paediatrics e dell’American College of Obstetricians and Gynaecologists ne hanno ridimensionato i benefici, segnalando al contrario casi “rari ma gravi” di complicanze riconducibili a infezioni, emorragie e annegamenti. Per quanto riguarda invece il parto in casa, in Italia la quasi totalità dei ginecologi e dei neonatologi italiani lo sconsiglia in quanto “procedura difficile da gestire, che non rispetta i moderni requisiti di sicurezza”. Situazione decisamente diversa in Nord Europa: per esempio in Olanda ben il 30% dei parti è effettuato tra le mura domestiche.
Per ciò che concerne invece la presenza del partner in sala parto, sì a carezze e strette di mano per rassicurare la neo-mamma, ma attenzione a non darle più stress di quel che già sta subendo. “L’uomo deve esserci sempre, soprattutto durante il travaglio, una fase fondamentale della vita in cui è necessaria una forte partecipazione affettiva”, dice Paolo Scollo, presidente nazionale Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia.