Dal pompelmo al lime, i cibi che non devono essere assunti con i farmaci
27 Novembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Non assumere mai farmaci insieme all’alcool è ormai cosa nota ai più. Meno noto è invece un altro prodotto che, a “sorpresa” non dovrebbe essere assunto con i farmaci se non si vogliono provocare delle reazioni avverse: il pompelmo. Attualmente sono oltre 85 i prodotti farmaceutici nel mondo che possono interagire col pompelmo e di questi 43 possono dare reazioni avverse anche gravi.
L’incremento è di 6 nuovi farmaci all’anno ritenuti a rischio, messi in commercio negli ultimi 5 anni.
A sostenerlo, gli specialisti della Lawson health research institute di Londra, che per primi scoprirono questa pericolosa interazione 20 anni fa, in una review pubblicata oggi sul Canadian Medical Association Journal.
Le reazioni avverse comprendono insufficienza renale acuta, insufficienza respiratoria, emorragie gastrointestinali, tossicità renale, soppressione del midollo osseo in pazienti immunodepressi.
David Bailey, coautore dello studio, ha affermato: “‘I farmaci a rischio sono quelli somministrati per via orale, che hanno una biodisponibilità da media a bassa e che vengono metabolizzati nel tratto gastrointestinale dall’enzima citocromo CYP3A4, coinvolto nel metabolismo del 50% dei farmaci più comunemente prescritti. L’ingestione di una dose normale di pompelmo può potenziare gli effetti del farmaco anche se si consuma il frutto molte ore prima di assumere il farmaco. Come accade ai farmaci a base di statine (simvastatin) che, combinati con 200 ml di succo di pompelmo bevuto quotidianamente per 3 giorni, aumentano la concentrazione sistemica fino al 330%” .
”I medici sottovalutano il problema che sorge anche assumendo piccole quantità di pompelmo”, spiega lo specialista.
Ma non è solo il pompelmo a contenere ingredienti a rischio. Incriminante anche le arance di Siviglia, molto usate per le marmellate, i lime e i pomeli (famiglia del cedro e mandarino). ”Contengono tutti furanocumarine, sostanze chimiche in grado di interagire con i farmaci modificandone la metabolizzazione” conclude Bailey.