La pressione alta è peggiorata durante la pandemia da Covid-19
3 Novembre 2022 - di Silvia_Di_Pasquale
Le malattie cardiache sono il killer numero 1 al mondo e la pressione sanguigna ben controllata è il principale fattore di rischio modificabile. Lo conferma un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Hypertension e citato dal sito della CNN. La pressione alta, colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo ed è un fattore di rischio per infarto e ictus, ma anche per forme di Covid più gravi. I ricercatori hanno esaminato i dati elettronici di 137.593 adulti con ipertensione e hanno effettuato confronti tra quelli registrati prima della pandemia (da agosto 2018 a gennaio 2020 ) e durante il picco (da aprile 2020 a gennaio 2021). I dati provenivano da tre grandi sistemi sanitari degli Usa: Cedars-Sinai a Los Angeles, Centro medico Irving della Columbia University di New York e Ochsner Health a New Orleans.
Pressione alta, i risultati dello studio.
I risultati mostrano che il numero di misurazioni della pressione, in parte a causa della riduzione delle visite, è diminuito in modo significativo nei primi tre mesi della pandemia, fino al 90% rispetto al pre, per poi riaumentare leggermente senza però raggiungere i livelli iniziali. Di pari passo, era aumentata sia la pressione massima che la minima dei pazienti, probabilmente “a causa della diminuzione dell’attività fisica, dello stress, del sonno e di altri fattori di rischio di malattie cardiovascolari peggiorati in pandemia”, ha affermato il primo autore dello studio Hiroshi Gotanda, assistente professore presso il Cedars-Sinai Medical Center. Tuttavia, aggiunge, “i risultati sono stati migliori di quanto ci aspettassimo”, probabilmente “grazie alla telemedicina e al monitoraggio a domicilio” che hanno permesso di individuare il problema e intervenire con terapie. Questo, conclude, è “un aspetto di cui tener conto per il futuro”.
Inoltre, gli studi dimostrano che le persone hanno dormito meno e hanno avuto un sonno meno di qualità durante la pandemia. A causa della chiusura delle palestre chiuse le persone si sono esercitate meno, non hanno camminato e soprattutto, hanno seguito una dieta scorretta, che ha visto un abuso di cibi trasformati, primi nemici della pressione alta.