Pressione alta e rumore, cosa dice un nuovo studio
4 Novembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale
Potrebbe esistere una connessione tra perdita dell’udito indotta dal rumore professionale e pressione sanguigna. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE. Gli autori hanno scoperto che l’esposizione al rumore cronico aumenta il rischio di ipertensione. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno dimostrato che l’esposizione al rumore non influisce solo sull’udito, ma potrebbe influenzare negativamente la salute cardiovascolare e persino la salute dell’apparato digerente.
Come si legge su Medical News Today, gli autori hanno avuto accesso ai dati di 21.403 lavoratori con esposizione al rumore professionale e un’età media di 40 anni. (Informazioni provenienti da un sondaggio di lavoratori a Chengdu, nella provincia del Sichuan, in Cina). La prevalenza della perdita dell’udito è aumentata parallelamente al numero di anni trascorsi dai partecipanti a lavorare con l’esposizione al rumore professionale.
Gli autori concludono: “Il presente studio ha suggerito che l’esposizione al rumore professionale è stato positivamente associata ai livelli di pressione sanguigna e al rischio di ipertensione“. Riferiscono anche che “una relazione dose-risposta tra BHFHL (perdita dell’udito bilaterale ad alta frequenza, ndr) e ipertensione è stata trovata sia nei maschi che nelle femmine”. Il legame tra esposizione al rumore e ipertensione è risultato però più pronunciato negli uomini.
Ci sono tuttavia delle carenze. In primo luogo, come riconoscono gli autori, poiché lo studio è trasversale – ovvero che il team non ha seguito i partecipanti nel corso degli anni – non è possibile dimostrare causa ed effetto. Inoltre, ci sono altre variabili che influenzano il rischio di ipertensione. Questi includono indice di massa corporea (BMI), stato di fumo, assunzione di alcol e fattori psicologici.
A questo bisogna aggiungere che sebbene questo studio concluda che l’esposizione al rumore influenzi la pressione sanguigna, altri studi non hanno trovato la stessa relazione. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche per poter arrivare a conclusioni certe.