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Resistenza agli antibotici in Italia, allarme OCSE: 1 infezione su 3 non guarisce

21 Settembre 2023 - di Claudia Montanari

La resistenza agli antibiotici (AMR) è diventata una grave preoccupazione per la salute globale e in Italia, un paese membro dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), la situazione è particolarmente allarmante. Un nuovo rapporto dell’OCSE rivela che una su tre infezioni in Italia non risponde ai farmaci antibiotici, mettendo in evidenza la necessità urgente di affrontare questo problema, che ha anche implicazioni ambientali.

La resistenza agli antibiotici rappresenta una sfida significativa per la salute umana, con gravi conseguenze per la popolazione e costi che potrebbero superare quelli affrontati durante la pandemia di COVID-19, a meno che non vengano prese misure immediate ed efficaci.

Il nuovo rapporto, che si basa su tecniche di microsimulazione e apprendimento automatico, analizza anche i sistemi di gestione della resistenza antimicrobica, con un’enfasi particolare sull’approccio One Health. Questo approccio promuove la collaborazione tra settori diversi, tra cui la salute umana, la salute animale, i sistemi agroalimentari e l’ambiente, per affrontare congiuntamente la resistenza agli antibiotici.

Resistenza agli antibotici, la Situazione in Italia

I dati presentati nel rapporto rivelano un quadro preoccupante per l’Italia. Una su tre infezioni batteriche in Italia non risponde agli antibiotici, una proporzione significativamente più alta rispetto alla media dell’OCSE. Questa situazione rappresenta una minaccia diretta per la vita umana.

I numeri parlano chiaro: ogni anno, circa 79.000 persone muoiono a causa dell’inefficacia degli antibiotici, un numero che supera il doppio dei decessi combinati causati da tubercolosi, influenza ed HIV/AIDS. L’Italia, in particolare, si trova tra i paesi con le peggiori statistiche, con una media del 35,7% di batteri resistenti ai 12 antibiotici più importanti.

Questa resistenza agli antibiotici ha gravi implicazioni per la salute pubblica, ma non è l’unico aspetto da considerare. Gran parte della responsabilità di questa situazione può essere attribuita a pratiche agricole e allevamenti intensivi. L’uso eccessivo di antibiotici in agricoltura e allevamento ha contribuito all’incremento della resistenza agli antibiotici nei batteri.

Il problema del cambiamento climatico

Un ulteriore fattore di preoccupazione è il cambiamento climatico, che potrebbe aumentare la necessità di antibiotici per combattere le malattie delle piante, rendendo questi farmaci meno efficaci contro i batteri. L’uso concomitante di erbicidi e antibiotici potrebbe accelerare lo sviluppo della resistenza.

Infine, va considerato che la maggior parte degli antibiotici, circa l’80% di quelli utilizzati negli animali, finisce nei sistemi fognari, nel suolo, nei corsi d’acqua o nel letame. Questi composti possono aumentare ulteriormente la resistenza agli antibiotici, contribuendo alla diffusione del problema.