In Italia vivono circa 133mila persone affette da sclerosi multipla, una patologia autoimmune neurodegenerativa che interessa il sistema nervoso centrale. La forma più frequente è quella recidivante-remittente che interessa oltre 113mila persone nel nostro Paese e si contraddistingue per l’alternanza di fasi, della durata imprevedibile, caratterizzate dall’insorgenza di deficit neurologici improvvisi con altre di remissione.
Oggi grazie alla terapia orale ozanimod, per questa categoria di pazienti è possibile prevenire l’atrofia cerebrale correlata al deterioramento cognitivo. E’ quanto emerso al 38/mo Congresso del Comityato europeo per il trattamento e la ricerca sulla sclerosi multipla (ECTRIMS), che si è svolto dal 26 al 28 ottobre ad Amsterdam.
L’azienda farmaceutica Bristol Myers Squibb, nell’ambito dell’evento, ha presentato i dati di 13 diversi abstracts relativi a studi condotti su ozanimod. Queste ultime evidenze scientifiche sono presentate oggi in una conferenza stampa on line. La “riduzione del tessuto cerebrale è strettamente correlata al deficit cognitivo soprattutto nella forma recidivante-remittente – sottolinea Massimiliano Calabrese, Professore Associato di Neurologia dell’Università di Verona -. Ad Amsterdam sono stati presentati due studi che hanno indicato come i pazienti trattati con una terapia ad alta efficacia come ozanimod manifestino un rallentamento della perdita di tessuto cerebrale (valutata mediante risonanza magnetica) e del conseguente deterioramento cognitivo, rispetto ai pazienti trattati con Interferon beta1a”.
Al Congresso è stata inoltre presentato lo studio di Fase 3 DAYBREAK OLE su ozanimod che dimostra come l’efficacia a lungo termine della terapia è stata mantenuta dopo oltre 60 mesi di trattamento. Ozanimod, sottolinea Eleonora Cocco, professoressa di neurologia presso l’Università di Cagliari e responsabile del Centro Sclerosi Multipla Ospedale Binaghi, Cagliari – si conferma una molecola con un buon profilo di sicurezza e lo stesso vale per l’efficacia, che è stata mantenuta nel tempo”.
Inoltre, Il 100% dei partecipanti allo studio che erano stati sottoposti a vaccinazione anti Covid con vaccini a mRNA ha avuto una risposta sierologica. Questo, conclude Cocco, “conferma il profilo di sicurezza del farmaco che può essere somministrato congiuntamente all’immunizzazione contro il Covid-19”.
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