Tumore ai polmoni si può “fiutare” con naso elettronico
24 Marzo 2016 - di Silvia_Di_Pasquale
Tumore ai polmoni si può “fiutare” con naso elettronico. Uno strumento capace di analizzare il respiro di una persona e scoprire un eventuale tumore del polmone ad uno stadio iniziale. Un oggetto dal costo contenuto (1200 euro in tutto), messo a punto dai ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia con un finanziamento di 150 mila euro fornito dall’AIRC tre anni fa. Lo ha annunciato Lorenzo Spaggiari (Università di Milano), Direttore della Chirurgia Toracica e responsabile del Programma Polmone IEO, precisando che l’obiettivo è quello di “dare scacco al tumore polmonare diagnosticandolo in tempo, quando le possibilità di guarigione possono raggiungere l’80%”.
Questo ‘naso’ elettronico sviluppato in IEO si basa sul fatto che la cellula tumorale emette specifici composti organici volatili (VOC), che nell’apparecchio vengono ‘letti’ da otto sensori, i quali emettono vibrazioni che vengono riprodotte come particolari impronte su un computer, che le rappresenta come funzioni in un grafico. Il paziente non deve far altro che soffiare in un tubo di plastica (simile a quello usato per rilevare il tasso di alcol nel respiro degli automobilisti) collegato a due contenitori, per la parte ‘alta’ dell’esalato e la parte più profonda, alveolare. I due contenitori vengono collegati allo strumento, a sua volta collegato al Pc, che in pochi minuti dà il responso.
I risultati dello studio sul ‘naso’ elettronico – sviluppato in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma – sono stati pubblicati sul Journal of Breath Research. Su un totale di 146 individui, di cui 70 con diagnosi di tumore e 76 senza segnali di malattia, l’apparecchio è stato in grado di discriminare il respiro di chi si stava ammalando di tumore al polmone rispetto a chi non correva alcun rischio, con una precisione del 90%. I ricercatori hanno precisato che un apparecchio di questo tipo, se i risultati verranno confermati da ulteriori ricerche, potrà servire a fare un primo screening a basso costo sui soggetti a rischio, per poi sottoporre alla Tac a basse dosi coloro che risulteranno positivi.