Scoperto il meccanismo che regola il comportamento aggressivo del cancro al pancreas, uno dei tumori più difficili da diagnosticare e curare. La scoperta arriva da uno studio condotto presso l’MD Anderson Cancer Center di Houston, in Texas, con la collaborazione di alcuni ricercatori della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Come ha spiegato il professor Alessandro Sgambato, ordinario di Patologia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, “lo studio ha permesso di identificare un nuovo meccanismo di ‘tumorigenesi’ che coinvolge diverse sub-popolazioni di cellule con differente aggressività suggerendo nuovi approcci terapeutici mirati a eliminare le cellule tumorali più aggressive responsabili della progressione della malattia”.
Sul cancro del pancreas c’è molto interesse nella comunità scientifica per la identificazione di nuove strategie terapeutiche che possano migliorare la gestione di questa patologia e alleviare le sofferenze dei pazienti. Di recente è stato pubblicato un altro studio che dà nuove speranze per combattere questo tumore.
Una ricerca pubblicata su Scientific Reports dall’Istituto di nanotecnologia del Cnr in collaborazione con l’Università della Calabria e con un team di ricercatori francesi e spagnoli ha individuato “una molecola utilizzata da tempo per curare gli stati d’ansia” (la trifluoperazina, finora utilizzata solo per la sua azione antipsicotica) che “si è rivelata utile ad interferire nell’attività di una proteina a struttura disordinata, coinvolta nei processi di sviluppo del tumore al pancreas”.
“La ricerca, ha spiegato Bruno Rizzuti del Cnr-Nanotec di Rende, è cominciata con lo screening di oltre mille farmaci già approvati per varie indicazioni terapeutiche. L’uso combinato di tecniche sperimentali e di simulazioni al calcolatore ha permesso di identificare alcuni di questi farmaci in grado di interagire con la proteina Nupr1”.
Il carcinoma del dotto pancreatico è il più comune tumore che colpisce questa ghiandola. Le sue percentuali di guarigione sono minime, non solo a causa delle difficoltà di una diagnosi precoce, ma anche per l’assenza di un trattamento farmacologico specifico.
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