Tumore al polmone, immunoterapia allunga la vita

Tumore al rene, immunoterapia efficace anche nei casi complessi

6 Giugno 2017 - di Mari

Contro il tumore al rene la immunoterapia ha risultati incoraggianti, con una efficacia anche nei casi più complessi: a nove mesi, infatti, il 77 per cento dei malati trattati con la molecola immunoterapica nivolumab è vivo.

E’ quanto emerge da una sperimentazione condotta in Italia su 389 cittadini da 94 centri. I dati si riferiscono a pazienti reali: includono gli anziani e le persone più difficili da trattare, in fasi più avanzate, con metastasi ossee o cerebrali, di solito non considerati negli studi clinici.

Si allargano così le possibilità di utilizzo della immunoncologia. Il nivolumab, nuova molecola immunoncologica, si è dunque dimostrato efficace anche in pazienti con tumore del rene non “selezionati”, anziani e con metastasi ossee o cerebrali.

“Siamo di fronte alla più importante esperienza al mondo nell’uso di nivolumab nella pratica clinica, spiega Ugo De Giorgi, responsabile dell’Oncologia urologica e ginecologica all’IRST IRCCS Istituto tumori della Romagna di Meldola. Abbiamo coinvolto malati poco o per nulla rappresentati nello studio clinico registrativo del nivolumab, come gli anziani e le persone in fasi molto avanzate”.

“L’uso di nivolumab, prosegue il dottor De Giorgi, nel trattamento anche di queste persone particolarmente fragili ha confermato i dati di efficacia, sicurezza e tollerabilità che hanno portato alla registrazione del farmaco. Anche le percentuali preliminari sulla sopravvivenza sono sovrapponibili. Si tratta di risultati molto importanti. Quindi lo studio allarga l’uso di nivolumab a malati da sempre considerati più difficili da trattare”.

Nel 2016 in Italia sono state stimate 11.400 nuove diagnosi di tumore del rene. L’approvazione europea si è basata sui risultati dello studio registrativo di fase III CheckMate-025, quindi in condizioni molto più avanzate di malattia si sono dimostrate un’efficacia e una tollerabilità equivalenti. Si tratta della  dimostrazione che l’immuno-oncologia consente di ottenere risultati importanti anche in pazienti con fattori prognostici sfavorevoli e caratteristiche cliniche più complesse.

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