Tumore alla prostata, non far nulla a volte è la soluzione
21 Settembre 2016 - di Mari
LONDRA – “Ha un tumore alla prostata. Aspettiamo e vediamo”. Certo, se qualcuno si sentisse dire così dal proprio medico penserebbe che questo è impazzito. Eppure con questo particolare tipo di cancro non sempre agire subito è la cosa migliore.
I dati del servizio sanitario nazionale britannico pubblicati sul Daily Mail sottolineano che molti uomini con tumore alla prostata non necessitano di un trattamento.
Ogni anno nel Regno Unito sono 47mila gli uomini a cui viene diagnosticato questo tipo di cancro, particolarmente diffuso soprattutto dopo una certa età. E in molti casi la politica del “watchful waiting”, di una “vigile attesa”, è la cosa migliore da fare, meglio della chirurgia e della radioterapia, con tutti i loro effetti collaterali.
Questa pratica sta prendendo piede anche in Italia, come spiega il sito dell’Airc, l’Associazione italiana della ricerca sul cancro:
In alcuni casi, soprattutto per pazienti anziani o con altre malattie gravi, si può scegliere di non attuare nessun tipo di terapia e “aspettare”: è quello che gli anglosassoni chiamano watchful waiting, una “vigile attesa” che non prevede trattamenti sino alla comparsa di sintomi. In pazienti che presentino caratteristiche della malattia a basso rischio esistono opzioni terapeutiche che consentono di posticipare il trattamento nel momento in cui la malattia diventi “clinicamente significativa”, effettuando inizialmente solo controlli abbastanza frequenti (PSA, esame rettale, biopsia) che permettono di controllare l’evoluzione della malattia e verificare eventuali cambiamenti che meritano un intervento.