ROMA – Tumore al rene: un cancro molto aggressivo, per il quale il 30% dei pazienti mostrano segni di metastasi già alla diagnosi. Se ne parla poco, ma ogni anno solo in Italia colpisce 8.200 persone, 189mila nel mondo. Per loro si apre un’opzione terapeutica che può avere importanti ripercussioni sulla qualità della vita e rendere meno gravosa la convivenza con cure oncologiche molto invasive.
Uno studio Comparz pubblicato sul New England Journal of Medicine ha sancito la parità terapeutica del Pazopanib con l’altro farmaco oggi usato per la cura del tumore renale metastatico, il Sunitinib.
I ricercatori hanno preso in esame 1110 pazienti affetti da carcinoma renale metastatico che hanno ricevuto entrambi i trattamenti. Dai risultati è emerso che i due farmaci hanno una efficacia uguale per quanto riguarda la sopravvivenza a questo tumore estremamente aggressivo, ma differenti risultati sulla percezione degli effetti collaterali.
I pazienti, infatti, percepiscono come meno invasivi gli effetti collaterali del Pazopanib. Su 126 pazienti il 70% ne dava una valutazione migliore, mostrando minor bisogno di riduzioni di dosaggio e di sospensione del trattamento.
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