Tumori, cellule “hackerate” per combatterli
4 Aprile 2016 - di Mari
BOSTON – Tumori, cellule “hackerate” per combatterli. Con questo termine mutuato dall’informatica si intendono cellule “costruite” in laboratorio attraverso un procedimento di riscrittura del Dna del paziente. Una scoperta frutto di uno studio del Massachusetts Institute of Technology di Boston e del National Institute of Standards and Technology.
Ma come funziona esattamente questo procedimento per modificare le cellule e combattere il cancro? Lo spiega Carla Massi sul quotidiano Il Messaggero:
La procedura è sovrapponibile a quella che conosciamo per l’informatica. Le possibilità di intervento sono varie. I ricercatori possono riscrivere il codice del Dna come inserirlo, per esempio, in un batterio in modo di alterare il suo lavoro all’interno dell’organismo. Dare indirizzi diversi da quelli naturali alle cellule perché queste diventino autentici strumenti anti-cancro.
Una manipolazione che non punta solo al cambiamento del ruolo delle cellule ma anche all’individuazione delle strade da percorre per far sì che queste stesse cellule divengano serbatoi ottimali per i farmaci. La metamorfosi come terapia finale.
La futura applicazione dello studio potrà avvenire nella progettazione di cellule batteriche, capaci di produrre un farmaco non appena intercettano la neoplasia, o nella creazione di cellule di lievito che possono fermare il processo di fermentazione se si accumulano troppe sostanze.
Una volta che il percorso di “hackeraggio”verrà rodato, il lavoro potrà essere replicato con esiti sempre positivi.