Tumori, dieta ipoglicemica e metformina uccidono cellule
3 Maggio 2019 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Tumori, la dieta ipoglicemica e la metformina possono uccidere le cellule. E’ stato individuato il meccanismo che può far morire il tumore ‘di fame’. La scoperta, pubblicata sulla rivista Cancer Cell, è di un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Saverio Minucci, direttore del Programma Nuovi Farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Lo studio – condotto su topi e cellule umane in vitro in laboratorio – dimostra infatti che una dieta ipoglicemica e l’assunzione di metformina possono uccidere le cellule tumorali attraverso un inedito meccanismo molecolare che, se attivato, è appunto in grado di ‘affamare’ le cellule del tumore. La ricerca è sostenuta da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e presto, annuncia Minucci, inizierà la sperimentazione clinica sui pazienti.
I ricercatori hanno dunque evidenziato che una dieta che porti a un abbassamento della glicemia, associata alla somministrazione di metformina, innesca una reazione a catena che si rivela mortale per le cellule cancerose. La metformina è un farmaco ben noto e ampiamente utilizzato contro il diabete di tipo II.
Un milione di persone possono dirsi guarite dal cancro, poco più dell’intera popolazione di una città come Napoli. Ex malati, perché possono contare su un’aspettativa di vita analoga a quella di chi non ha mai avuto un tumore, mentre hanno toccato quota 3,4 milioni le persone che vivono dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 3% ogni 12 mesi. Sono numeri che sintetizzano gli enormi passi avanti fatti dalla Ricerca, con la messa a punto di terapie sempre più innovative.
Le differenze regionali sono ancora troppe e pesano sull’assistenza ai pazienti. Così, solo il 65%, dei reparti di Oncologia, rileva l’Aiom, garantisce l’assistenza domiciliare e la forbice si allarga spostandosi lungo la Penisola: al Nord le cure domiciliari sono infatti assicurate dal 70% delle strutture rispetto al 52% del Sud, nonostante sia stato dimostrato che, se fosse assicurata un’adeguata assistenza domiciliare e palliativa, la degenza in ospedale si ridurrebbe da 20 a 4 giorni, con un risparmio di circa 2.000 euro a paziente.