Tumore al seno, veleno delle api può uccidere cellule cancerose
3 Settembre 2020 - di Silvia_Di_Pasquale
Il veleno delle api potrebbe rivelarsi un alleato nella lotta contro il tumore al seno.
Gli scienziati australiani hanno scoperto che la principale componente del veleno, detta melittina, è in grado di uccidere rapidamente le cellule tumorali aggressive e difficili da trattare.
Lo studio è stato condotto dall’Harry Perkins Institute of Medical Research di Perth e pubblicato su Nature Precision Oncology.
L’importanza della melittina.
La melittina si combina con farmaci di chemioterapia esistenti, come il docetaxel.
Questa componente si è dimostrata altamente efficiente nel ridurre lo sviluppo dei cancro nei topi.
Una specifica concentrazione del veleno ha ucciso il 100% dei tumori al seno tripli-negativi e delle cellule cancerose entro 60 minuti.
Gli effetti sono stati minimi sulle cellule normali.
La responsabile della ricerca Ciara Duffy spera che la scoperta possa portare allo sviluppo di un trattamento per i tumori al seno triplo-negativi.
Per questi ultimi non esistono finora terapie mirare clinicamente efficaci.
“Abbiano accertato che il veleno delle api da miele è notevolmente efficace nell’uccidere alcune delle più aggressive cellule del cancro al seno”, scrive.
“In concentrazioni che non sono dannose per le cellule normali”.
Le api sono state addormentate con anidride carbonica e refrigerate prima di estrarre il veleno e iniettarlo nei tumori.
I ricercatori hanno poi riprodotto la melittina sinteticamente e hanno verificato che rispecchiasse la maggioranza degli effetti antitumorali del veleno delle api.
“La melittina penetra la superficie, la membrana del plasma, e crea porosità, sopprimendo così le cellule tumorali.
Gli studiosi hanno anche scoperto che entro 20 minuti dalla somministrazione la melittina ha un altro potente effetto.
“Abbiamo osservato che interferisce con i percorsi principali che segnalano il cancro e che sono fondamentali per la crescita e la replicazione delle cellule cancerose”, scrive ancora Duffy.
Le perforazioni nelle membrane cancerose causate dalla melittina permettono quindi alla chemioterapia di penetrare nelle cellule.
Operano con estrema efficienza nel ridurre la crescita dei tumori in topi di laboratorio.
Bisogna specificare però che sono però necessarie ulteriori ricerche.
La studiosa spiega che “Vi è molta strada da fare su come può essere somministrata”.